Il mercato dei processori in ambito business sta cambiando: in arrivo soluzioni RISC-V

La presentazione dei nuovi processori AMD EPYC 7200 ("Rome") non è l'unica "notiziona" dell'ultimo periodo. Tante aziende cominciano a guardare all'architettura RISC-V in sostituzione di ARM.

Con il recente lancio dei suoi nuovi processori EPYC 7200 (“Rome”) destinati al mercato server e datacenter, AMD è tornata ufficialmente sulla cresta dell’onda: AMD presenta i nuovi processori EPYC seconda generazione per il mercato server. L’azienda deve solamente soddisfare la richiesta e assolvere nei tempi previsti le consegne per iniziare a raccogliere i frutti del lavoro svolto negli ultimi anni.

Intel è invece costretta a limitare i danni: basti pensare infatti che Mellanox, società un po’ statunitense e un po’ israeliana acquistata da Nvidia e specializzata nello sviluppo di soluzioni di interconnessione basate su InfiniBand (utilizzato per interconnettere processore e altri noti nodi, ad esempio unità di storage ad elevate prestazioni), già fornisce schede PCIe 4.0 per Infiniband e 100 GbE che si adattano bene ai nuovi server AMD EPYC grazie all’utilizzo dell’interfaccia PCIe 4.0 mentre gli Xeon della società di Santa Clara sono fermi a PCIe 3.0.

Dopo che l’architettura Omni-Path-Architecture (OPA) sviluppata internamente da Intel è ormai sul viale del tramonto, l’azienda guidata da Bob Swan ha deciso di investire – almeno nel settore business – su CXL (Compute Express Link), protocollo di comunicazione a livello di link che utilizza lo strato fisico del PCI Express (non una qualsiasi versione ma la prossima 5.0). Il vantaggio di CXL risiede nel fatto che trattasi di un’interconnessione più veloce, con meno ridondanze e quindi minori consumi, più agile da gestire e contraddistinta da una minore latenza. Inutile dire che AMD ha recentemente fatto ingresso nel consorzio che si occupa dello sviluppo di CXL con l’evidente obiettivo di non perdere più alcun treno: AMD supporta lo standard CXL, originariamente presentato da Intel.

Alibaba avrebbe già scelto RISC-V mentre Huawei potrebbe farlo in futuro

Come abbiamo visto nell’articolo Differenza tra processori ARM e x86, i SoC ARM (non per nulla acronimo di Advanced RISC Machine, prima ancora Acorn RISC Machine), sono di tipo RISC (Reduced instruction set computer).

Le architetture RISC vengono definite load-store perché permettono di accedere alla memoria unicamente tramite delle istruzioni specifiche. Esse provvedono a leggere e scrivere i dati nei registri, mentre tutte le altre istruzioni manipolano i dati contenuti all’interno del microprocessore. I processori RISC poggiano su un set di istruzioni limitato in modo da poter contare su un’architettura semplice e lineare, come nel caso dei SoC ARM.

Da qualche tempo sta facendo sempre più parlare di sé l’architettura RISC-V: sebbene sulle prestazioni ci sia ancora da lavorare, l'”Amazon cinese” Alibaba ha fatto sapere di aver completato lo sviluppo di un processore RISC-V a 16 core. Al momento sarà per utilizzo interno ma i progressi compiuti da Alibaba sono rilevanti perché l’azienda dispone di un ampio ventaglio di servizi cloud ed è fortemente inserita nel mercato business.

Huawei è essa stessa uno dei membri della RISC-V Foundation e proprio nelle scorse ore alcuni rappresentanti della società hanno rivelato che in futuro potrebbe essere valutato l’abbandono dell’architettura ARM in favore di RISC-V. Soprattutto se le restrizioni volute dall’amministrazione Trump negli Stati Uniti entrassero davvero in vigore (per ora non è ancora accaduto e nuova “la tregua” è fissata almeno fino al 17 novembre 2019: Huawei e Honor: cosa succederà agli smartphone che si possiedono e a quelli che si acquisteranno).
Huawei

D’altra parte anche la Commissione Europea sta finanziando lo sviluppo del primo processore interamente progettato e realizzato in Europa: Il primo processore made in Europe presentato alla Commissione Europea. Anche in questo caso la base di partenza sarà proprio l’architettura RISC-V a conferma del trend iniziato già da tempo.

Il mercato dei processori per le applicazioni business sta quindi rapidamente mutando. Fino a qualche anno fa le posizioni sembravano sostanzialmente cristallizzate e le novità nel settore faticavano non solo ad essere annunciate ma anche a trovare spazio. Con il 2020 molto potrebbe cambiare: tanti sono infatti i segnali che stanno susseguendosi negli ultimi mesi.

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