La settimana scorsa vi abbiamo parlato del progetto di Google che auspica la migrazione di massa, sul web, dallo standard JPEG ad un formato più “performante”. I tecnici della società di Mountain View hanno presentato “WebP” (ved. questo nostro articolo), formato fatto derivare dalla tecnologia “WebM“, proposta per la compressione e la veicolazione di contenuti audio e video in Rete.
Dopo l’annuncio di Google dei giorni scorsi, sono cominciati a pervenire le prime analisti sul nuovo formato “WebP” per la memorizzazione delle immagini e la loro distribuzione sul web.
In particolare, Jason Garret-Glaser – il principale sviluppatore ad occuparsi di “x264“, libreria distribuita con licenza GNU GPL che consente di codificare file video nel formato H.264, ha osservato che “WebP” supporterebbe al momento solamente il “chroma subsampling” 4:2:0 mentre JPEG consente di impiegare anche il 4:2:2 ed il 4:4:4.
L’espressione “chroma subsampling” è traducibile, in italiano, come “sottocampionamento della crominanza“: si tratta di una tecnica che consiste nel codificare le immagini riservando una maggiore risoluzione per la luminanza piuttosto che per la crominanza. Essa è alla base di molti sistemi di compressione partendo dall’assunto che l’occhio umano è molto più sensibile alle variazioni di livello luminoso rispetto ai cambiamenti del colore. Il “chroma subsampling“, insomma, dedica più spazio alla memorizzazione delle informazioni relative alla luminanza, dando meno peso alle componenti cromatiche. Le tre cifre (ad esempio, 4:2:2) citate poco sopra, fanno riferimento allo schema di campionatura utilizzato: a titolo meramente esemplificativo, la sottocampionatura (o “sumbsampling) 4:2:2 richiede solo due terzi della banda impegnata dal 4:4:4.
Secondo Garrett-Glaser, considerate le possibilità supportate dal JPEG, tale formato sarebbe da considerarsi superiore. Anzi, il programmatore contesta apertamente la decisione di Google di togliere il velo, adesso, da un encoder che viene valutato ancora piuttosto mediocre.
Va detto che Garrett-Glaser si era da subito schierato tra i detrattori del codec VP8 (utilizzato in “WebM“) considerandolo ancora non competitivo con l’H.264.