Nel ventottesimo anniversario dalla nascita del Web, il suo inventore Tim Berners-Lee ha voluto “fare il punto” esprimendo tre sue preoccupazioni.
“28 anni fa ho immaginato il Web come una piattaforma aperta che permettesse a chiunque, in qualunque luogo, di condividere informazioni, accedere a nuove opportunità e collaborare, libero da qualsivoglia limitazione geografica e culturale“, ha scritto Berners-Lee. “Negli ultimi dodici mesi, però, sono sempre più preoccupato: ritengo sia necessario prendere coscienza di tre importanti problematiche per far sì che il Web possa essere usato al massimo delle sue potenzialità e possa davvero essere uno strumento al servizio dell’intera umanità“.
Abbiamo perso il controllo sui nostri dati
Il “padre” del World Wide Web osserva che gli utenti sono sempre più disposti a fornire i loro dati personali per utilizzare servizi gratuiti. Dal momento che le informazioni corrisposte vengono conservate in “contenitori proprietari”, gli utenti perdono il controllo su tali dati.
Berners-Lee è preoccupato perché di fatto non c’è neppure un sufficiente controllo sulle modalità con cui gli stessi dati vengono poi trasmessi e riutilizzati da parte di terzi.
Le informazioni fasulle si diffondono sul Web troppo facilmente
Troppo spesso gli utenti considerano come attendibili tutte le informazioni pubblicate sul Web. Non si verificano le fonti e raramente quanto pubblicato online viene analizzato con spirito critico.
Così, siti che diffondono informazioni false riescono a creare un vero e proprio business basandosi proprio sulla scarsa propensione alla verifica da parte non solo degli utenti ma anche di coloro che dovrebbero essere “professionisti dell’informazione”.
Messaggi pubblicitari con finalità politiche
Berners-Lee cita l’esempio delle ultime elezioni per la designazione del nuovo presidente degli Stati Uniti.
Solamente su Facebook, durante ogni singolo giorno della campagna elettorale, sono apparse ben 50.000 varianti di messaggi pubblicitari per la “pubblicizzazione” dell’uno o dell’altro candidato oppure, ancora, per invitare all’astensione.
È stata attivata un’enorme macchina promozionale che basandosi sulle informazioni raccolte da social network come Facebook (che può vantare dati estremamente attendibili e costantemente aggiornati sugli interessi e le preferenze di ciascun iscritto) ha permesso di “bersagliare” ogni cittadino con messaggi “personalizzati” in modo da influenzarlo in vista delle imminenti votazioni.
Ancora più grave, come ha aggiunto Berners-Lee, è che i messaggi pubblicati su Facebook facevano a loro volta riferimento ad articoli dal contenuto “fasullo”, creati con lo scopo di indurre i lettori a modificare le loro valutazioni.
L’inventore del Web ammette di non avere una soluzione per tutti i problemi ma sottolinea che d’ora in avanti sarà sempre più importante richiedere la collaborazione di tutte le aziende attive online affinché forniscano agli utenti strumenti per gestire i loro dati.
Inoltre, Berners-Lee invita a unirsi per contrastare normative che permettano ai governi, di qualunque colore essi siano, di attivare operazioni di monitoraggio e sorveglianza a carica degli utenti del Web.
Google e Facebook, poi, continua Berners-Lee, devono proseguire i loro sforzi per mettere in piedi sistemi che aiutino a combattere le informazioni false, evitando allo stesso tempo la creazione di entità centrali che decidano quali contenuti devono essere visibili e quali no.
La Web Foundation di Berners-Lee lavorerà, nell’arco dei prossimi cinque anni, proprio su questi temi.
Il commento del 61enne londinese che a metà marzo 1989 propose il Word Wide Web è consultabile a questo indirizzo.