“La digitalizzazione di un’opera, tecnica che consiste nella scansione in un formato informatico dato, costituisce una riproduzione che, in quanto tale, richiede l’autorizzazione preliminare dell’autore o degli aventi diritto“. E’ questa la motivazione con cui il Tribunale di Parigi, dando ragione al gruppo editoriale francese “La Martiniere”, ha sanzionato Google disponendo un importo risarcitorio pari a 300.000 euro. Secondo i giudici transalpini, Google si sarebbe macchiato di “una violazione dei diritti d’autore a danno di La Martiniere, oltre che del Sindacato nazionale degli editori (SNE) e della Società letteraria (SGDL)“. Se Google non ottempererà a quanto disposto, interrompendo l’attività di digitalizzazione entro 3 mesi, sarà costretta a versare la somma di 10.000 euro per ogni giorno di ritardo.
La posizione del colosso di Mountain View, che si appresta ad appellarsi alla sentenza, è diametralmente opposta. Secondo l’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin, Google Books non violerebbe alcuna normativa né francese né tanto meno statunitense. E, ad ogni modo, si puntualizza come quanto deciso non abbia valenza generale ma riguardi esclusivamente le opere ancora protette dal diritto d’autore e, nello specifico, quelle di La Martiniere. Google sostiene che se gli utenti sono messi nelle condizioni di cercare ed individuare i testi d’interesse, ci sono poi maggiori probabilità che li acquistino in libreria oppure online e che li leggano.
La Martiniere aveva richiesto un risarcimento danni di 15 milioni di euro. Il tribunale ha comminato invece una sanzione ridotta (300.000 euro) riconoscendo un numero limitato di violazioni (300 casi).
Negli Stati Uniti dovrebbe essere invece raggiunta, a febbraio, la decisione finale sull’accordo Google-editori in merito al servizio “Books”. A metà novembre la società di Mountain View aveva presentato una nuova bozza dell’accordo di patteggiamento. La stesura del nuovo documento si era resa necessaria dopo la richiesta pervenuta dal giudice Denny Chin. Già a settembre, infatti, il Dipartimento della Giustizia statunitense (DOJ) si era espresso indicando come l’accordo avrebbe dovuto essere rivisto sulla base delle normative in materia di diritto d’autore e di antitrust.
Nel testo rielaborato viene espressamente indicato come esso riguardi esclusivamente le opere letterarie pubblicate negli USA, nel Regno Unito, in Australia e Canada. Un organismo indipendente sarà responsabile della tutela degli interessi dei detentori dei diritti d’autore (“Book Rights Registry“). In particolare, il registro si occuperà di individuare coloro che posseggono i diritti di copyright su un’opera e che non si siano ancora fatti avanti gestendo, nel frattempo, i profitti per loro conto. I dententori dei diritti potranno scegliere di rendere i propri libri disponibili a titolo gratuito o permetterne il riutilizzo secondo i termini “Creative Commons” o di altre licenze. Sarà loro facoltà, inoltre, modificare o rimuovere restrizioni imposte da Google per la consultazione delle pagine di ciascuna opera.
Ad ogni lettura, da parte degli utenti del servizio Google Books, gli autori di ogni libro riceveranno un compenso. Gli autori e gli editori, inoltre, potranno non solo richiedere un “indennizzo” a fronte di ciascuna opera oggetto di digitalizzazione in Google Books ma anche richiederne la rimozione.