“Ora si fa per davvero“. È questo lo slogan della seconda edizione del “World IPv6 Day” (6 giugno 2012), evento organizzato da Internet Society che vuole fungere da cassa di risonanza per diffondere una maggiore consapevolezza sull’importanza di migrare al protocollo IPv6 e tracciare un quadro più preciso sulla sua diffusione a livello mondiale.
Ancora oggi, infatti, per la trasmissione dei dati attraverso la rete Internet, si utilizzano pacchetti IPv4. Tale protocollo, nel mese di settembre scorso, ha compiuto ben trenta anni essendo stato pubblicato dalla IETF (Internet Engineering Task Force), ente di standardizzazione caratterizzato da una struttura “aperta” formata da specialisti, tecnici e ricercatori nel lontano 1981. All’interno dei pacchetti dati IPv4, gli indirizzi IP di sorgente e destinazione sono definiti nella forma a 32 bit (esempio: 173.194.35.191
). Da ciò deriva che il numero massimo di IP che possono essere utilizzati a livello mondiale sono 232 ossia poco meno di 4,3 miliardi. Con la vertiginosa crescita della “popolazione della Rete” e la sempre più massiccia diffusione di dispositivi client utilizzati per collegarsi ad Internet in mobilità, la domanda di indirizzi IP è destinata ad aumentare a dismisura. Ed è proprio il più ampio spazio di indirizzamento offerto da IPv6 che ne rende l’adozione un passo sempre più indispensabile.
La nuova versione dell'”Internet Protocol” mette a disposizione, grazie all’indirizzamento a 128 bit, una cifra immensa di indirizzi (ben 2128): ciò significa che per ogni metro quadrato di spazio terrestre ci sono addirittura 660.000 miliardi di miliardi di indirizzi IPv6.
“I più grandi provider Internet, i maggiori produttori di dispositivi di comunicazioni home e molte aziende operanti sul web si daranno appuntamento il prossimo 6 giugno per attivare stabilmente IPv6“, hanno dichiarato i promotori dell’evento sottolineando l’importanza dell’iniziativa. L’idea è quindi quella di rompere finalmente gli indugi e di passare alla nuova versione del protocollo di rete “senza se e senza ma”. Come si legge sul sito web del “World IPv6 Launch”, in prima linea ci saranno, sin da subito, nomi quali Google, Microsoft, Yahoo!, Facebook ed Akamai che, d’ora in avanti, per l’accesso ai rispettivi servizi manterranno sempre attivo il supporto IPv6.
In generale, comunque, a partire dal 6 giugno non aspettatevi di incorrere in qualche problema o di non riuscire a raggiungere più i vostri siti web preferiti. Coloro che non si collegheranno via IPv6 ma continueranno a trasmettere e ricevere pacchetti dati attraverso il tradizionale IPv4 non saranno “tagliati fuori” dal mondo: grazie all’impiego del cosiddetto dual stack, verranno automaticamente interpretate entrambe le versioni del protocollo IP. Lo sforzo che operatori di rete e gestori di grandi siti web stanno facendo è quello di mettere il maggior numero di macchine possibili nella condizione di utilizzare il dual-stack ossia nel poter operare in IPv4 così come in IPv6.
Il prossimo 6 giugno, insomma, il sole continuerà a sorgere. I provider Internet che hanno deciso di partecipare al “World IPv6 Day” hanno promesso di attivare il supporto IPv6 affinché, si stima, almeno l’1% degli abbonati domestici possano accedere ai siti web che supportano il nuovo protocollo in modo diretto. “L’obiettivo è di raggiungere l’1% degli utenti entro giugno“, spiega Internet Society che aggiunge come il valore sia destinato a crescere non appena un maggior numero di ISP adeguerà le proprie reti e gli utenti inizieranno ad aggiornare i propri apparati di comunicazione (i.e. modem e router).
Marco Sommani, ricercatore presso l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR, ci aveva spiegato come, purtroppo, il problema restino ad oggi proprio i fornitori dell’accesso Internet: sarebbero proprio i provider i principali responsabili della scarsa diffusione e soprattutto del ridotto utilizzo del protocollo IPv6: finché non c’è la possibilità di fare business, insomma, si preferisce rimandarne l’adozione.
E proprio il quadro italiano appare tutt’altro che roseo: a parte qualche eccezione, tutti i grossi provider del Belpaese non hanno ancora deciso per la svolta ufficiale verso IPv6. Sintomatico il fatto che a parte il GARR, rete telematica nazionale a banda ultralarga dedicata al mondo dell’università e della ricerca, nessun provider Internet del nostro Paese sia elencato nella pagina allestita sul sito del “World IPv6 Day“. Ci sono i nomi di fornitori di accesso di numerose nazioni ma nella lista non spicca alcun nome italiano.
Gli utenti è importanto che non si facciano prendere dal panico. IPv4 continuerà “semplicemente a funzionare” ancora per molto tempo. Sampa Choudhuri, uno dei manager di Cisco, ha recentemente dichiarato: “gli apparati di rete IPv4 che state utilizzando continueranno a non essere obsoleti ancora per molto“. Sono invece i provider a doversi attivare ormai il più velocemente possibile. Secondo le stime più aggiornate, i registri regionali (le autorità responsabili dell’assegnazione dei blocchi di indirizzi ai vari provider Internet) rimarranno sprovviste di indirizzi IPv4 nel giro di appena un mese. Si sta raschiando, ormai, il fondo del barile.
Tra i produttori di dispositivi, parteciperanno al “World IPv6 Day” Cisco, D-Link e ZyXEL.
Facendo riferimento a questa pagina, potete avviare un test che ha come scopo quello di verificare se la vostra “infrastruttura” supporta il protocollo IPv6. Con buona probabilità, da qualunque parte d’Italia eseguiate il test – escluse poche eccezioni – si otterrà sempre una “X” di colore rosso. Nel caso in cui compaiano i messaggi “for your IPv4 stability and readiness, when publishers offer both IPv4 and IPv6” e “The World IPv6 Launch day is June 6th, 2012. Good news! Your current browser, on this computer and at this location, are expected to keep working after the Launch“, il 6 giugno prossimo non si dovrebbero comunque sperimentare problemi, ad esempio, durante la connessione a Google, Facebook, Microsoft Bing e Yahoo!