Si è parlato tanto dell’impatto che “il bando” voluto dall’amministrazione Trump nei confronti di Huawei e di altre realtà cinesi sta avendo nel mondo del software (in concreto si pensi all’impossibilità di installare i servizi Google e il Play Store sui nuovi dispositivi Huawei) e all’impatto per ciò che riguarda la fornitura degli apparati per il networking utilizzati per il dispiegamento delle reti mobili 5G.
Si apre adesso un altro possibile fronte tutto incentrato sull’hardware che tutti noi utilizziamo nei nostri smartphone.
Di recente la statunitense NVidia (ha sede a Santa Clara) ha acquisito la britannica ARM (NVidia compra ARM per 40 miliardi di dollari) rilevandola dalla giapponese SoftBank che resta comunque come socio con il 10% delle azioni NVidia.
ARM si occupa della progettazione di processori e della “logica” che sta dietro al loro funzionamento. Fino ad oggi ha ideato essenzialmente SoC (System-on-a-Chip) ovvero dispositivi che integrano, oltre al processore centrale, anche un chipset e i vari controller oltre al sottosistema video. Usando un approccio RISC, che nel tempo ha via a via ereditato tante caratteristiche del modello CISC (vedere Differenza tra processori ARM e x86), i SoC di ARM si sono sempre contraddistinti per le buone prestazioni a fronte di contenuti consumi energetici. La soluzione ibrida che integra cluster di core più performanti e cluster di core a bassissimo consumo energetico si è rivelata un’impostazione vincente tanto che big.LITTLE e DinamIQ sembrano aver ispirato Intel per i suoi futuri processori Alder Lake.
ARM ha talmente esteso il suo core business, però, che ormai da tempo si occupa di anche di processori per le applicazioni di intelligenza artificiale, per i veicoli a guida autonoma, per i sistemi usati in ambito industriale e molto altro ancora. L’ultima frontiera di ARM è il debutto nel mercato dei server al quale accennavamo già un anno fa: Processori Intel e AMD per sistemi server: cosa cambierà da qui al 2022.
La società britannica, tuttavia, usa un approccio fabless: ciò significa che non dispone di propri stabilimenti per la produzione dei chip ma che si limita a vendere il design degli stessi – o meglio a concedere in licenza l’utilizzo della sua proprietà intellettuale – a soggetti terzi.
A differenza quindi di realtà come NVidia e AMD che producono i loro chip presso Samsung e TSMC, ARM non produce un singolo prodotto ma ne offre il corrispondente design in licenza.
Il funzionamento di ciascun chip ARM è descritto sotto forma di file elaborati con un linguaggio che descrive la struttura dell’hardware utilizzato (ad esempio Verilog o VHDL) e in particolare come le porte logiche che compongono il processore sono collegate tra loro e di che tipo sono.
A partire dai file concessi in licenza, soggetti terzi possono creare versioni derivate applicando modifiche o estendendo il design inizialmente previsto dagli ingegneri di ARM. Così i produttori che stringono accordi commerciali con ARM possono costruire i “propri” processori ad un costo davvero contenuto rispetto a quelli che avrebbero dovuto affrontare partendo da zero.
Huawei controlla direttamente HiSilicon, azienda che produce i suoi processori attingendo – come tante altre realtà – alla tecnologia ARM. La società cinese ha di recente presentato un PC che anziché usare un set di istruzioni (ISA) x86 sfruttava un processore ARM. Huawei è insomma legatissima al design dei processori ARM.
Dopo l’acquisizione di ARM da parte di NVidia, però, Huawei ha visto comparire all’orizzonte nuvole nere: il timore è che la società statunitense possa rinunciare completamente alla politica sin qui seguita da ARM o quanto meno rivederla. “Chiudendo” il design dei chip NVidia li terrebbe per sé ed escluderebbe i soggetti terzi, compresa Huawei.
Per molti è difficile che ciò accada perché gli interessi che gravitano attorno alle licenze del design dei chip ARM non permettono di “chiudere semplicemente il rubinetto”.
La guerra commerciale tra USA e Cina, tuttavia, potrebbe aver fatto ipotizzare ai vertici di Huawei nuovi possibili rischi: NVidia potrebbe in qualche modo essere indotta a troncare i rapporti con le realtà estremo-orientali obbligando a sua volta ARM a non fornire più alcun design dei suoi SoC a Huawei & C.
Voci provenienti dalla Cina indicano che Huawei starebbe facendo pressione sull’amministrazione statale per regolamentare il mercato e garantire che l’utilizzo dei suoi progetti basati su design ARM non venga danneggiato se l’acquisizione di NVidia sarà ufficialmente approvata dagli organi regolatori.
Al momento sia Huawei che NVidia hanno preferito evitare qualunque commento.