Secondo fonti ben informate, Huawei starebbe per avviare una vertenza legale nei confronti del governo degli Stati Uniti. L’azienda cinese contesterà formalmente la decisione da parte dell’amministrazione a stelle e strisce di impedire l’utilizzo dei prodotti Huawei in tutte le agenzie federali.
L’azione sarebbe partita dalla sede statunitense di Huawei, con quartier generale in Texas, e avrebbe come fine ultimo quello di “stanare” il governo USA chiedendo di portare in tribunale prove concrete delle pesanti accuse che nel corso dell’ultimo periodo sono state mosse nei confronti della società cinese: Il fondatore di Huawei risponde: l’azienda non ha mai spiato nessuno.
I vertici di Huawei hanno infatti ripetutamente criticato il comportamento degli Stati Uniti ritenendolo inaccettabile e senza alcun fondamento. Se Ren Zhengfei, fondatore della cinese Huawei, ha commentato nei giorni scorsi che gli Stati Uniti non sono “il mondo” e che l’azienda è attivissima in decine di mercati su scala globale, il blocco subìto Oltreoceano potrebbe presto fare sentire i suoi effetti negativi.
Basti pensare che agli stessi operatori di telecomunicazioni nazionali è stato vietato di utilizzare i prodotti Huawei, anche per ciò che riguarda lo sviluppo e il dispiegamento della nuova rete 5G (un’azione simile aveva visto protagonista l’Australia: 5G: Huawei e ZTE bandite in Australia per volontà del governo).
Intanto, la figlia di Ren – Meng Wanzhou -, direttrice finanziaria dell’azienda, attualmente detenuta in Canada attende una decisione sulla richiesta di estradizione presentata dagli Stati Uniti.
I precedenti non sono incoraggianti: la russa Kaspersky ha dovuto subire un’esclusione dei suoi prodotti dalla pubblica amministrazione statunitense (vedere Kaspersky chiama in causa l’amministrazione Trump e si oppone al bando negli USA).
La società guidata da Eugene Kaspersky si è ovviamente rivolta ai tribunali ma in due gradi di giudizio non è riuscita a ottenere alcuna decisione favorevole. I giudici hanno in un caso archiviato il procedimento sostenendo che il governo statunitense ha agito sulla base del “legittimo desiderio” di proteggere le reti statali dalle eventuali ingerenze di matrice russa.
In un’altra occasione i giudici hanno parlato di un'”azione preventiva, non punitiva nei confronti di Kaspersky”.
Il fatto è che un’azienda privata è stata di fatto esautorata della sua libertà d’impresa con Eugene Kaspersky che ha parlato di decision incostituzionale basata su fonti pubbliche soggettive e non tecniche (resoconti fatti dai media, dichiarazioni e rumor non avvalorati e spesso anonime).