Sono stati diffusi i dati IDC sul numero di vendite di smartphone nel primo trimestre 2019. Il report dà Huawei in fortissima crescita nella zona EMEA (ovvero Europa, Medio Oriente e Africa) che fa registrare un balzo avanti sul dato annuale pari al 66,13%.
Apple cede il passo, e pure in maniera significativa facendo siglare un segno meno nelle vendite davvero pesante: -22,73%.
Leader resta Samsung che mostra una contrazione del 6,82% ma resta in prima posizione mentre Huawei la incalza da vicino: rispettivamente 29,47% contro 25,39% del mercato. Apple, terza, non raggiunge neppure il 15%.
Forte crescita su base annuale (+33,26%) anche per Xiaomi che nel primo trimestre di quest’anno conquista il 5,55% del mercato e si conferma quarta forza tenendo dietro HMD Global (Nokia, 4,21%).
Certo, il quadro fotografato da IDC non tiene ancora conto dell’impatto del “bando” subìto da Huawei negli Stati Uniti e della “guerra” dichiarata dall’amministrazione Trump a molte aziende cinesi.
L’azienda ha comunque voluto ricordare che i possessori di smartphone Huawei potranno continuare a installare e utilizzare le app sviluppate da società d’Oltreoceano e che i provvedimenti restrittivi non riguardano i modelli di smartphone al momento in commercio: Facebook impedisce a Huawei di installare le sue app, comprese WhatsApp e Instagram.
Sì, perché Huawei non ha alcuna intenzione di subire alcuna imposizione (con accuse che non sembrano essere mai state corroborate da alcuna prova) da parte degli Stati Uniti e si appresta – forte dei suoi “numeri” – a correre da sola senza il supporto diretto di Google.
Come abbiamo più volte ricordato, infatti, la versione AOSP di Android può essere utilizzata da qualunque soggetto trattandosi di fatto di un software libero. Così, Huawei ha lavorato per sviluppare un sistema operativo alternativo ad Android che, a quanto pare, si chiama HongMeng anche in Europa.
Da più parti arriva infatti conferma che Huawei avrebbe registrato il marchio HongMeng in molti Paesi del mondo e in tante nazioni europee. Potrebbe essere quindi tramontata l’ipotesi della denominazione Ark OS per il solo mercato europeo.
Non solo. Sembra proprio che le principali aziende cinesi abbiano deciso di fare fronte comune di fronte a quella che viene ritenuta un’inaccettabile ingerenza nel loro business e nei rispettivi piani di sviluppo da parte del governo statunitense.
Nomi come Xiaomi, Oppo e Vivo – tre tra le più promettenti realtà estremo-orientali (con Xiaomi già ampiamente radicata in Italia) – hanno deciso di provare il sistema HongMeng sui rispettivi terminali valutando la futura sostituzione di Android.
L’idea è quella di superare il duopolio Android-iOS presentando un’alternativa performante, semplice da utilizzare e basata su un esteso ecosistema.
Segno che Huawei stava lavorando al suo “piano B” da tempo, HongMeng potrebbe essere pronto già tra il prossimo autunno e la primavera 2020 con un app store “compatibile” (non è dato sapere in che modo) con quello di Google. Il fatto è che Huawei non potrà direttamente attingere al Play Store e gli sviluppatori dovranno caricare le loro app anche sullo store di HongMeng: si riuscirà a farlo in tempi brevi?
Al momento tutte le indiscrezioni su HongMeng vanno prese con le pinze anche perché Huawei ha giustamente deciso di mantenere il massimo riserbo sul suo progetto. Fonti vicine alla società si sono sbilanciate parlando di prestazioni migliori fino al 60% di HongMeng rispetto a un’installazione stock di Android, a parità di dispositivo mobile e quindi di hardware.
Nei giorni scorsi Google aveva provato a tirare l’acqua al suo mulino lanciando una sorta di ammonizione al Presidente USA. Secondo la società di Mountain View il bando di Huawei aumenterebbe i rischi per la sicurezza nazionale invece che ridurli. Il treno HongMeng, però, è intanto già partito.