Una nuova tegola cade sul gigante cinese Huawei. Dopo il “veto” disposto dall’amministrazione Trump che ha di fatto vietato nuove intese commerciali con le aziende USA, adesso il Dipartimento della Giustizia (DOJ) apre un fascicolo a carico di Huawei e di quattro società controllate direttamente o indirettamente.
Le nuove accuse avanzate nei confronti di Huawei si riferiscono a presunti sforzi decennali posti in essere dall’azienda per appropriarsi della proprietà intellettuale di sei società tecnologiche statunitensi.
Nella nota pubblicata dal DOJ si legge: “i mezzi e i metodi della presunta appropriazione indebita comprendevano la stipula di accordi di riservatezza con i proprietari della proprietà intellettuale e la successiva violazione dei termini degli stessi. Al fine dell’utilizzo indebito della proprietà altrui gli imputati avrebbero assunto dipendenti di altre società e indirizzato questi ultimi ad appropriarsi di informazioni riservate dei loro ex datori di lavoro“.
Secondo l’accusa, Huawei avrebbe inoltre promosso “un programma di bonus per premiare i dipendenti che ottenevano informazioni riservate dalla concorrenza“. In questo modo, sempre secondo le tesi del DOJ, le società cinesi citate in giudizio sarebbero riuscite a ridurre significativamente i costi di ricerca e sviluppo ottenendo un vantaggio competitivo in maniera sleale.
Nel nuovo atto di accusa si fa riferimento anche al presunto “coinvolgimento di Huawei e delle sue controllate in progetti commerciali e tecnologici in Paesi soggetti a sanzioni statunitensi e/o europee come l’Iran e la Corea del Nord nonché agli sforzi tesi a nascondere la portata degli impegni“.
Huawei avrebbe violato le sanzioni imposte utilizzando aziende affiliate, operative nei Paesi soggetti a sanzione al fine di organizzare spedizioni di attrezzature e fornire servizi agli utenti finali.
Mentre l’Europa ha scelto di muoversi con i piedi di piombo (vedere L’Europa mette nero su bianco i rischi legati all’implementazione delle reti 5G) gli Stati Uniti proseguono quindi sulla strada del pugno duro con le realtà tecnologiche cinesi.