La vertenza legale intentata dall’associazione statunitense degli autori (Authors Guild) nei confronti di Google sembra essere ormai giunta al termine. Dopo otto anni estremamente travagliati, infatti, la società di Larry Page e Sergey Brin ha ottenuto una colossale vittoria.
L’accusa mossa nei confronti di Google era quella di aver sottoposto a scansione ed utilizzato sul suo servizio Books circa 20 milioni di testi senza prima chiederne l’autorizzazione agli aventi diritto.
Secondo il giudice Denny Chin, che da sempre ha seguito il caso, il comportamento di Google non sarebbe sanzionabile non avendo violato il riconosciuto principio del “fair use“. La società di Mountain View avrebbe sì utilizzato materiale soggetto a copyright ma l’avrebbe sfruttato senza causare alcun danno agli autori delle opere. Inoltre, pur avendo acquisito digitalmente l’intero contenuto dei libri, il servizio Google Books avrebbe mostrato agli utenti solo degli “estratti”. I testi, insomma, sarebbero stati correttamente presentati in piccole parti non violando le disposizioni sul “fair use“ e, nel contempo, offrendo un vantaggio tangibile per editori e lettori.
Favorendo la possibilità di effettuare ricerche mirate su larghe porzioni di testo, come quelli contenuti nei libri, sempre secondo il giudice Chin, Google Books avrebbe portato “concreti benefici per tutto il pubblico della Rete” mette a disposizione quello che viene definito “uno strumento di ricerca essenziale“.
Il togato d’Oltreoceano ha quindi concluso che Google Books è di fatto una preziosa risorsa per gli utenti, che possono scoprire nuovi testi, e per gli autori e gli editori che possono contare su nuovi introiti.
In passato, avevamo parlato della vertenza Google Books nell’articolo Google Books: l’accordo con gli editori non s’ha da fare. Successivamente avevamo dato conto dell’intesa raggiunta in Francia (Storico accordo in Francia sul servizio Google Books).