Nel corso di una cerimonia che si è tenuta nei giorni scorsi presso il quartier generale di Google, a Mountain View, il governatore dello stato della California – Jerry Brown – ha firmato una normativa che di fatto accende il semaforo verde sulla circolazione delle vetture dotate dell'”intelligenza artificiale” necessaria per districarsi nel traffico senza l’intervento del conducente. Dal 1° gennaio 2015, gli uffici della motorizzazione californiani avranno quindi l’obbligo di concedere il nulla osta per la circolazione dei veicoli “capaci di guidarsi da soli”.
Google, ovviamente, plaude alla decisione del governatore Brown: la società fondata da Larry Page e Sergey Brin vanta un parco macchine composto da una dozzina di Toyota Prius modificate che sono già in grado di portare i passeggeri a destinazione valutando le condizioni del traffico ed evitando incidenti.
“Questi veicoli godono del potenziale per evitare incidenti stradali; possiamo salvare vite, generare lavoro e ridurre la congestione del traffico“, ha dichiarato Sergey Brin. “Ritengo che le vetture in grado di guidarsi da sole possano essere più sicure di quelle guidate da esseri umani“.
Dall’università di Stanford si commenta che perché si possa essere quasi certi (al 99%) che le auto come quelle proposte da Google possano rilevarsi più sicure dei veicoli di tipo tradizionale, è indispensabile che esse compiano almeno 725.000 miglia senza alcun incidente (al momento la società di Mountain View dichiara di aver percorso circa 300.000 miglia ma non è noto il dato sulle eventuali situazioni spiacevoli).
Sergey Brin è comunque certo che le vetture dotate di un sistema di guida autonomo saranno utilizzate dai “normali clienti” nel giro di appena cinque anni. Nel giro di un anno, invece, Google conta di estendere le fasi di test delle sue vetture ad un più ampio numero di dipendenti. Secondo Brin, sarebbero stati rari i casi in cui, lungo le 300.000 miglia percorse, è stato richiesto l’intervento umano. “Ancora non basta e bisogna fare meglio“, ha aggiunto il cofondatore di Google che però valuta la tecnologia – composta da videocamere, laser, radar e sensori installati sulla vettura – già sufficientemente matura.
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