Sebbene una data ufficiale di lancio, sulla carta, ancora non ci sia, voci di corridoio fanno riferimento ad una imminente presentazione del servizio Google Drive, la soluzione per la memorizzazione dei dati “nella nuvola” firmata dal colosso di Moutain View. È da diversi anni che si parla della discesa in campo di Google nel segmento di mercato dello storage “in the cloud”: le prime indiscrezioni a proposito del servizio GDrive si registrarono già a metà 2006 ma il progetto non vide mai la luce. Certamente la tecnologia alla base dello stesso è stata impiegata in molteplici prodotti che compongono il portafoglio di Google ma sino ad oggi gli utenti dell’azienda fondata dal duo Page-Brin non hanno mai potuto godere di una sorta di hard disk virtuale accessibile in modalità remota.
Diversamente da quanto anticipato nelle scorse settimane, Google Drive non offrirà solo 1 GB di spazio – ponendosi così in una condizione penalizzante rispetto a servizi come Dropbox – ma offrirà gratuitamente, sin da subito, ben 5 GB. Integrandosi con i servizi Google Docs, Google Drive presenterà un’interfaccia web del tutto similare. Stando ad alcune fonti statunitensi, tuttavia, l’hard disk “in the cloud” potrebbe essere accessibile anche ricorrendo ad alcune applicazioni client, sicuramente dai dispositivi mobili ma molto probabilmente anche dai sistemi desktop. Nelle scorse ore, infatti, è stata individuata un’applicazione per Mac OS X già ospitata sui server di Google: tale software, battezzato proprio Google Drive, consente la connessione al proprio account. È quindi prevedibile che al momento del lancio del servizio Google possa mettere a dispososizione degli utenti anche un client pensato per Windows e capace di integrarsi con la sua interfaccia (sarà possibile la memorizzazione di file e cartelle servendosi, per esempio, della finestra Computer o Risorse del computer).
Le ultime indiscrezioni suggeriscono un imminente rilascio di Google Drive, molto probabilmente già nel corso della prossima settimana.
Dropbox aveva recentemente modificato la sua politica di gestione degli account gratuiti forse proprio per contrastare l’arrivo del nuovo rivale dal nome altisonante: Google (ved., a tal proposito, questa pagina).