Che Allo, l’applicazione per la messaggistica istantanea di Google, abbia un grande potenziale è sotto gli occhi di tutti. Soprattutto perché può integrare sulla “sconfinata” base di utenti che ogni giorno impiegano i servizi della società fondata da Larry Page e Sergey Brin.
La novità odierna è che Google Allo, così come i principali concorrenti (leggasi WhatsApp e Telegram) si è dotato anche di un client web: è quindi possibile usare il browser per inviare e ricevere messaggi avendo cura di “accoppiare” il dispositivo in uno con uno smartphone sul quale è presente l’app.
Al momento la scansione del codice QR mostrato nell’interfaccia web di Allo è possibile solo dai device a cuore Android ma presto sarà possibile provvedere anche da iOS.
Allo si integra con l’assistente digitale di Google, anche su desktop, e offre un’esperienza d’uso di alto livello.
L’unico problema è che Google Allo, al momento, sembra trovarsi in una sorta di compartimento stagno.
L’app, infatti, dovrebbe essere integrata con Duo, con Hangout, con Gmail e con tutti gli altri servizi Google per velocizzarne la diffusione e renderla molto più appetibile.
Critiche sono piovute anche da alcuni esperti che ritengono come sia estremamente riduttivo e controproducente attivare la crittografia end-to-end solo per le conversazioni private con la modalità in incognito.
Edward Snowden ha esortato Google ad attivare per default la crittografia end-to-end in ogni caso: Snowden critica Allo: manca la crittografia end-to-end.