Secondo gli analisti di Wikibon Research gli SSD avranno un costo per terabyte inferiore a quello degli hard disk entro il 2026 e i benefici diverranno tangibili in ambito business e nei data center all’interno dei quali i dischi fissi oggi fanno sempre la parte del leone.
A gennaio scorso David Floyer (Wikibon) aveva scritto che dopo il 2025 le vendite di hard disk scenderanno di un 27% circa ogni anno con i supporti di memorizzazione flash che si faranno prepotentemente largo nel mercato dello storage professionale.
Gli SSD sono più economici da gestire rispetto agli hard disk consumando meno energia e richiedendo soluzioni per la dissipazione del calore meno importanti. Sono caratterizzati inoltre da tempi di accesso e prestazioni molto più elevate: Hard disk o SSD, caratteristiche e differenze. I costi sono ancora oggi più impegnativi rispetto a quelli degli hard disk.
Ad agosto 2019 Wells Fargo aveva previsto che le realtà enterprise avrebbero iniziato a preferire gli SSD agli hard disk quando i loro prezzi fossero scesi al di sotto delle 5 volte il costo di un hard disk. Nel 2017 gli SSD di classe enterprise costavano 18 volte i dischi fissi; nel 2019 si è scesi a un fattore 9x. Secondo Intel il fattore 5x potrebbe essere a questo punto raggiunto nel giro di due anni soprattutto dopo l’introduzione dei chip di memoria 3D NAND penta-level cell ovvero capaci di gestire cinque bit per cella (25 cioè 32 possibili valori). Oggi ci fermiamo a 16 valori con gli SSD QLC (quad-level cell): SSD QLC, sono veloci e affidabili anche se sulla carta non dovrebbero esserlo.
Floyer ritiene che tecnologie per gli hard disk come HAMR e MAMR (delle quali abbiamo parlato spesso in passato) non cambieranno il risultato poiché non sarà finanziariamente conveniente per i produttori utilizzarle massivamente nei loro dispositivi: Western Digital e Seagate: MAMR o HAMR per gli hard disk del futuro. Scommessa da miliardi di euro.
Seagate non è dello stesso avviso e John Morris, CTO della società, osserva che secondo lui i “rapporti di forza” tra SSD e hard disk sono destinati a restare in equilibrio ancora per anni, almeno per 5 o 10 anni.
Morris aggiunge che il costo grezzo per singolo bit con un SSD è al momento 7-10 volte quello di un hard disk.
Secondo il CTO di Seagate chi preconizza la morte degli hard disk con un predominio incontrastato degli SSD non tiene conto del cresce ruolo dei data center. In queste realtà il 90% dei supporti utilizzati sono hard disk mentre il 10% unità SSD.
Ed entro 5 anni il 90% dei dati a livello mondiale sarà conservato all’interno di data center, non importa se con un approccio public o private cloud.
Morris afferma che i due strumenti di archiviazione continueranno a coesistere: memorie flash e hard disk vivono in simbiosi. “Oggi non si può scalare un sistema di storage senza prevedere l’utilizzo di entrambe le soluzioni. Ed è la loro combinazione di questi strumenti che permette di creare soluzioni per la memorizzazione dei dati affidabili, sicure e performanti“. Per Morris, inoltre, l’arrivo delle memorie flash QLC non cambierà le dinamiche SSD-HDD.