La Commissione Europea ha presentato una bozza del nuovo Gigabit Infrastructure Act, altrimenti conosciuta come normativa sulle infrastrutture Gigabit.
Sappiamo che in concetto di banda larga come servizio universale non è stato ancora introdotto in Italia: AGCOM sta lavorando su uno schema di provvedimento che impone la fornitura di una connessione dati da almeno 4 Mbps in download presso tutti i numeri civici. Al momento, però, sono ancora in vigore le storiche disposizioni che non annoverano la banda larga come servizio da rendere disponibile, senza alcuna distinzione, presso ogni unità immobiliare del Paese.
In Europa la proposta di legge conosciuta come Gigabit Infrastructure Act sposta il baricentro sulla connettività a banda ultralarga e stabilisce che i nuovi edifici dovranno essere tutti forniti di connessioni in fibra FTTH (Fiber-to-the-Home). La disponibilità di connessioni fibra misto rame (FTTC e FTTE) non è più ritenuta sufficiente.
Saranno esclusi dall’obbligo solo alcuni edifici, in caso di giustificati motivi, e gli operatori – facendo leva sulle garanzie contenute nelle nuove norme – potranno realizzare le reti attraverso procedure semplificate, digitalizzate e meno costose.
Tutti i soggetti che operano nel mercato delle telecomunicazioni avranno inoltre la possibilità di accedere alle infrastrutture di rete esistenti alle medesime condizioni.
L’azione della Commissione Europea è volta a fare in modo che entro il 2030 tutti i cittadini e le imprese nell’UE possano disporre di connettività Gigabit, quindi ad almeno 1 Gbps in download usando schemi di collegamento con cui il cavo fibra arriva fino al router del cliente finale.
La normativa sull’infrastruttura Gigabit mira a superare le difficoltà poste dalla realizzazione, lenta e costosa, dell’infrastruttura fisica sottostante che sostiene le più performanti reti Gigabit. Il provvedimento in corso di approvazione in sede europea “ridurrà la burocrazia, i costi e gli oneri amministrativi associati al dispiegamento delle reti Gigabit, tra l’altro semplificando e digitalizzando tutte le procedure correlate. Il nuovo regolamento rafforzerà inoltre il coordinamento delle opere di genio civile tra gli operatori di rete per la realizzazione dell’infrastruttura fisica sottostante, quali condotti e piloni, e assicurerà che gli attori pertinenti abbiano accesso alla stessa“, si legge in una nota ufficiale.
I lavori citati dalla Commissione rappresentano fino al 70 % dei costi di installazione della rete.
“Oggi facciamo in modo che tutti, ovunque nell’Unione Europa, abbiano accesso a una connettività veloce e sicura. Connessioni internet ad alta velocità richiedono però ingenti investimenti“, ha dichiarato Thierry Breton, commissario per il Mercato interno. “Per questo motivo, oltre ad agevolare lo sviluppo della rete nel breve termine, stiamo esaminando l’importante questione di chi debba sostenere i costi per la prossima generazione di infrastrutture di connettività, valutando anche l’opportunità che le piattaforme contribuiscano agli investimenti nella connettività di prossima generazione assieme agli operatori di telecomunicazioni“.
Nel giorno della presentazione del Gigabit Infrastructure Act, Breton ha insomma voluto ribadire il concetto secondo cui Google, Netflix e le altre piattaforme devono contribuire a migliorare le reti, posizione molto cara agli operatori di telecomunicazioni europei (si pensi al commento dell’amministratore delegato di TIM Pietro Labriola in occasione del down di WhatsApp verificatosi a fine ottobre 2022).
Spetta ora al Parlamento europeo e al Consiglio esaminare il regolamento proposto. Una volta che la bozza predisposta della Commissione sarà stata approvata, le nuove norme risulteranno applicabili in tutti gli Stati membri.