Il concetto di neutralità della rete presuppone che il traffico dati sia interamente trattato allo stesso modo. L’adagio all bits are created equal, tuttavia, non sembra essere sostenuto dal Parlamento europeo che, dopo anni di continui confronti, ha approvato una serie di disposizioni che di fatto potrebbero portare alla creazione di una rete Internet a due velocità.
In altre parole, d’ora in avanti, i provider avranno la facoltà di creare più corsie separate favorendo determinati servizi e penalizzandone altri.
È vero che certi tipi di servizi servizi già oggi si basano sul concetto di QoS (Quality of Service). Tale termine viene utilizzato per riferirsi ai parametri tecnici che caratterizzano la qualità del servizio offerto in Rete (i.e. perdita di pacchetti, ritardo,…). Aziende di grande livello, soprattutto quelle impegnate nel segmento di mercato del cloud, già oggi usano canali preferenziali per veicolare il traffico dati.
Purtuttavia, quanto stabilito dal Parlamento europeo può avere importanti conseguenze sulle modalità con cui l’utente normale fruisce dei servizi disponibili in Rete.
E se il “padre del web” Tim Berners-Lee, la Electronic Frontier Foundation (EFF) insieme con altri soggetti, tra cui Netflix, hanno ripetutamente e fortemente osteggiato le disposizioni approvate oggi in sede europea, un motivo ci sarà.
Neutralità della rete messa in discussione
Innanzi tutto, il parlamentari europei hanno avallato una pratica parzialmente già in essere tra i vari operatori di telecomunicazioni.
Questi ultimi, infatti, potranno promuovere l’uso dei servizi zero rating ossia di quei servizi che non vengono fatturati od addebitati ai clienti.
Il traffico generato da tali servizi (tipicamente di proprietà dell’operatore), anche se dell’ordine di diversi gigabytes, viene considerato gratuito per l’utente finale. Così facendo, i provider possono favorire la diffusione dei propri servizi a discapito di quelli alternativi o comunque della concorrenza.
Gli operatori di telecomunicazioni, poi, sono adesso autorizzati a definire delle classi di servizio. I servizi che non appartengono ad una certa classe possono essere considerati come “non essenziali” e, quindi, essere destinatari di un trattamento speciale. Di fatto i provider possono ora “affossare” servizi che usano strumenti crittografici e che vengono spesso usati per superare censure o per tutelare la propria privacy online.
Ancora, gli operatori possono prevenire situazioni di congestione ponendo in essere tutte le misure atte ad evitare tali fenomeni. Giustificando l’intervento con l’intenzione di prevenire una imminente o futura congestione, il provider potrebbe “tagliare le gambe” a determinate tipologie di traffico dati.
I provider non possono bloccare, rallentare o, viceversa, velocizzare determinati servizi, fatta eccezione per quelli definiti come “specializzati”.
Qual è il grosso punto interrogativo? Che i provider Internet potrebbero denominare come “specializzati” certi servizi con il preciso intento di motivare l’apposizione di un giogo.
Fine del roaming europeo da metà 2017
La buona notizia per gli utenti finali, invece, è la definitiva abolizione del roaming sull’intero territorio europeo a partire dal 15 giugno 2017.
I cittadini europei, quindi, potranno muoversi da una nazione all’altra effettuando chiamate e collegandosi alla Rete in roaming agli stessi prezzi praticati dall’operatore telefonico nazionale.
Da aprile 2016, comunque, gli europei potranno godere di una serie di sconti. All’estero, limitatamente al territorio dell’Unione, gli operatori potranno al massimo addebitare 5 centesimi di sovrapprezzo per ogni minuto di chiamata; 2 centesimi per ciascun SMS e 5 centesimi per singolo megabyte di dati.