Come avevamo anticipato a luglio dello scorso anno, inizia finalmente a prendere forma il progetto Italia a 1 Giga.
Diversamente rispetto allo schema applicato nel caso dei bandi vinti da Open Fiber (nel 2017 e nel 2019) e aventi come obiettivo la copertura con tecnologie in banda ultralarga delle aree bianche del Paese, il nuovo Piano Italia a 1 Giga prevede che la rete non rimanga pubblica ma, una volta realizzata, diventi di proprietà dell’operatore di telecomunicazioni che la realizza.
A fronte di ciò, anziché usare al 100% un investimento pubblico, lo Stato si impegna a stanziare il 70% dei fondi necessari per realizzare la rete mentre il 30% rimane a carico dell’operatore vincitore del bando di gara.
Con Italia a 1 Giga viene ampliato il “raggio d’azione”: dopo le consultazioni con gli operatori svoltesi lo scorso anno sono stati individuati 7 milioni di numeri civici che ad oggi non possono fruire di una connessione ad almeno 300 Mbps in downstream e che non potranno farlo almeno per i prossimi 5 anni.
La sfida è adesso quella di portare connettività a 1 Gbps o più presso ciascuna delle unità immobiliari individuate, entro fine 2026.
A metà gennaio 2022 Infratel Italia, società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico, ha pubblicato il bando di gara invitando tutti gli operatori interessati a inviare le loro offerte entro il 16 marzo.
La scadenza sarebbe imminente se non che, su istanza di TIM e Open Fiber, il termine ultimo è stato da poco spostato al prossimo 31 marzo.
I numeri civici coinvolti nell’operazione Italia a 1 Giga sono stati suddivisi in 15 aree geografiche dette “lotti”. Ogni operatore potrà partecipare al bando di gara per un massimo di 8 lotti. Sul piatto ci sono complessivamente 3,65 miliardi di euro ma diversamente rispetto a quanto accaduto in passato nessun soggetto potrà aggiudicarsi l’intera posta in palio.
Da più parti si fa presente che un eventuale problema potrebbe sorgere nel momento in cui TIM e Open Fiber decidessero di unire le rispettive reti.
Per il momento il bando per la copertura ultrabroadband delle isole minori pubblicato a novembre 2021 è andato deserto: 60 milioni di euro per la posa dei cavi sottomarini e la creazione dell’infrastruttura di rete sono rimasti non assegnati.
Secondo il Commissario AGCOM Antonello Giacomelli il motivo del disinteresse sarebbe da ricondursi a “fideiussioni molto impegnative, penali elevate, condizioni di particolare rigidità nella interpretazione delle norme del PNRR“.
Come si rileva nella sezione Bandi e avvisi di Ingate-Invitalia prima della scadenza cruciale di fine mese il prossimo appuntamento è il 18 marzo con le eventuali offerte per la copertura, di nuovo, delle isole minori. L’importo complessivo posto a base di gara è pari a 45,6 milioni di euro ribassabili.
In questo caso si parla della copertura in banda ultralarga delle isole dell’Arcipelago toscano, del bacino di Ustica, delle Pelagie, delle Ponziane, dell’Asinara, delle Egadi, Sulcitane e Tremiti.
In un altro articolo abbiamo visto la distanza che si può coprire con router WiFi e antenne direzionali.