Mentre tutti gli occhi sono puntati sul dispiegamento delle reti 5G, la divisione Starlink di SpaceX – società aerospaziale di proprietà di Elon Musk – ha in questo mesi lavorato sulla creazione di un servizio satellitare a banda ultralarga. L’obiettivo, come spiegato da Musk, è quello di arrivare a creare una costellazione composta da circa 4.000 “mini-satelliti” per coprire ogni angolo del pianeta.
Posizionandosi a circa 550 chilometri di altitudine dalla crosta terrestre, i microsatelliti di Starlink dovrebbero offrire non soltanto un’ampia larghezza di banda ma anche una latenza inferiore ai 35 ms: SpaceX porta in orbita i primi 60 satelliti per offrire connettività a banda ultralarga.
È stato lo stesso imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense a inviare quello che sembra il primo messaggio trasmesso attraverso i satelliti membri della costellazione.
Sending this tweet through space via Starlink satellite
— Elon Musk (@elonmusk) October 22, 2019
Starlink ha confermato il successo dei test affermando che entro la metà del prossimo anno l’azienda potrà iniziare a offrire negli USA per poi passare al resto del mondo. Per il momento non si fa menzione delle performance ottenute in questa prima fase sperimentale anche se nelle mire di Startlink v’è di arrivare fino a 1 Gbps e 25-35 ms di latenza.
Finora SpaceX ha lanciato e posizionato in orbita solo 60 satelliti per Starlink anche se la società ha ottenuto l’autorizzazione da parte della FCC per utilizzarne fino a circa 12.000.
“Ci occorrono solo 24 lanci per ottenere una copertura globale“, si fa presente dalla società di Musk. “Il resto dei lanci successivi si concentrerà sull’ampliamento delle capacità della nuova rete“.
I costi del servizio non sono noti ma non è escluso che Starlink possa rivolgersi inizialmente sono a clienti di elevato profilo ed enti governativi. Non sono pochi coloro che sollevano qualche dubbio sulla congestione in orbita che verrebbe a crearsi se Starlink concludesse il suo progetto e altre società si ponessero sulla medesima scia. Anche perché non sono esclusi incidenti come quello che a settembre 2019 è stato evitato dagli ingegneri di ESA, l’Agenzia spaziale europea. In quel caso la traiettoria del satellite Aeolus è stata modificata per evitare la collisione proprio con un microsatellite Starlink.
Per questo motivo si sta pensando a un sistema condiviso anticollisione che dovrebbe essere adottato dai vari attori e basato sull’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale.