La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha imposto a Google (ed agli altri motori di ricerca) di attivarsi per rimuovere i link alle pagine contenenti riferimenti ad una persona che non gradisca la presenza di tali riferimenti nelle SERP.
Le SERP, lo ricordiamo, sono le pagine contenenti i risultati di una qualunque ricerca: esse contengono una serie di link e vengono automaticamente generate dai motori di ricerca sulla base di tutta una serie di parametri.
I giudici della Corte di Giustizia hanno comunque stabilito che non v’è un obbligo generalizzato di eliminazione dei contenuti da Google: Google dovrà garantire il diritto all’oblio. Cosa significa. Anzi, dovrà essere scrupolosamente osservato il giusto equilibrio tra l’interesse del pubblico a ricevere informazioni ed i diritti fondamentali della persona (diritto al rispetto della vita privata e diritto alla protezione dei dati personali).
L’aspetto più critico della decisione europea è che Google viene chiamato ad ergersi ad arbitro: il personale della società di Larry Page e Sergey Brin, non appena ricevuta la richiesta di rimozione di uno o più link, dovrà valutare se l’istanza sia realmente fondata oppure se l’informazione, pubblicata su altri siti web, debba continuare ad essere individuata attraverso una ricerca sul suo motore.
Se la notizia è di pubblico interesse, insomma, non sarebbe applicabile il diritto all’oblio. Viceversa, la richiesta dovrebbe essere accolta e l’informazione non più individuabile dal motore di ricerca.
Confermando quanto anticipato nelle scorse settimane, è stato attivato quest’oggi un nuovo modulo che permette di richiedere la rimozione di un link da Google, proprio in forza della recente apertura al diritto all’oblio da parte della Corte di Giustizia.
Il form, raggiungibile cliccando qui, cita espressamente la decisione della Corte europea: “alcuni utenti possono chiedere ai motori di ricerca di rimuovere risultati relativi a query che includono il loro nome, qualora tali risultati siano “inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati”. Durante l’implementazione di questa decisione, valuteremo ogni singola richiesta e cercheremo di bilanciare i diritti sulla privacy della persona con il diritto di tutti di conoscere e distribuire le informazioni. Durante la valutazione della richiesta stabiliremo se i risultati includono informazioni obsolete sull’utente e se le informazioni sono di interesse pubblico, ad esempio se riguardano frodi finanziarie, negligenza professionale, condanne penali o la condotta pubblica di funzionari statali“.
Nel caso in cui il link non venisse eliminato, il richiedente avrà comunque facoltà di rivolgersi alla giustizia ordinaria.
Non è possibile non registrare, comunque, come i termini per la rimozione di un link siano tutt’altro che certi: la Corte di Giustizia non stabilisce un criterio univoco ma demanda a Google ed agli altri motori una valutazione sul comportamento da tenere nei vari casi.
Inoltre, viene per la prima volta stabilito uno specifico obbligo in capo al cosiddetto intermediario della comunicazione, il motore di ricerca, quando la pagina cui fa riferimento il link eliminato può restare comunque online.
Nel testo della sentenza si legge infatti: “(…) il gestore di un motore di ricerca è obbligato a sopprimere, dall’elenco di risultati che appare a seguito di una ricerca effettuata a partire dal nome di una persona, i link verso pagine web pubblicate da terzi e contenenti informazioni relative a questa persona, anche nel caso in cui tale nome o tali informazioni non vengano previamente o simultaneamente cancellati dalle pagine web di cui trattasi, e ciò eventualmente anche quando la loro pubblicazione su tali pagine web sia di per sé lecita“.
Nel nostro articolo Eliminare il proprio nome da Google e da altre pagine web avevamo fornito alcuni suggerimenti per rimuovere riferimenti al proprio nominativo dal motore di ricerca e da altri siti.