All’inizio di maggio si è svolto un interessante evento incentrato sul tema dell’economia circolare. In occasione dell’Assemblea dei Soci, Accredia, l’ente unico nazionale di accreditamento designato dal Governo, ha presentato uno studio sul ruolo della certificazione accreditata nelle politiche pubbliche per la sostenibilità, realizzato in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e promosso all’interno del progetto del proprio Osservatorio.
Il Green Public Procurement (GPP), ossia l’approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto è destinato a divenire sempre più un punto di riferimento per delle politiche efficaci di sviluppo sostenibile. La sfida è infatti quella di promuovere la transizione verso un modello economico circolare, basato sulle cosiddette 3R, ovvero “riduzione, riuso, riciclo“.
Solo una domanda green può generare un’offerta green: per questo, anche grazie alle verifiche svolte da Accredia sugli organismi che rilasciano le certificazioni di prodotti e servizi, la pubblica amministrazione può assumere, attraverso le proprie scelte di acquisto, un ruolo strategico per innescare un circolo virtuoso nel mercato e stimolare la transizione verso il modello dell’economia circolare.
Ma perché il concetto di economia circolare è così importante e perché assumerà un ruolo sempre più determinante anche sul versante tecnologico?
Cos’è l’economia circolare e perché stimolerà la crescita sostenibile
La Ellen MacArthur Foundation è una fondazione senza scopo di lucro che offre annualmente sovvenzioni e opera investimenti in vari Paesi per sostenere progetti incentrati sull’economia circolare.
Secondo la definizione condivisa dalla fondazione, “economia circolare è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera“.
L’economia circolare si propone quindi come un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi allungandone quindi la vita utile, con l’obiettivo di ridurre e, se possibile, azzerare ogni spreco.
Ormai non è più possibile ridurre solamente l’utilizzo delle risorse e dell’energia fossile utilizzate per i vari tipi di produzione ma è indispensabile virare verso un modello più efficace attivandosi per una transizione da un modello lineare (take-make-dispose in cui i materiali vengono utilizzati e sfruttati una sola volta) a uno circolare così da limitare l’apporto di materia ed energia in ingresso e minimizzare scarti e perdite.
La pubblica amministrazione sta a poco a poco abbracciando questo nuovo approccio che rappresenta in ultima analisi anche un’eccezionale opportunità di business per le imprese.
Basti pensare che l’introduzione del GPP ha portato gli enti pubblici ad attenersi ai cosiddetti Criteri Ambientali Minimi (CAM) in tutte le procedure d’acquisto pubblico di servizi, prodotti e lavori.
Ciò significa che le aziende e, in generale, i partner che offrono massime garanzie dal punto di vista dell’utilizzo di processi a ridotto impatto ambientale si trovano in posizione avvantaggiata.
A tal proposito è fondamentale il ruolo di Accredia che fornisce un’attestazione inequivocabile circa la conformità agli standard dei soggetti certificati. Le certificazioni accreditate sono infatti esplicitamente richiamate all’interno dei Criteri Ambientali Minimi e costituiscono uno strumento di selezione per la Pubblica Amministrazione.
Il Pacchetto europeo sull’economia circolare: l’importanza della certificazione e il ruolo di Accredia
La Commissione Europea proprio di recente ha reso efficace il nuovo Pacchetto sull’economia circolare decidendo di ricorrere alle certificazioni accreditate come strumenti idonei a verificare le caratteristiche dei materiali e dei prodotti, così come la conformità del servizio offerto rispetto ai requisiti previsti.
Si tratta di un enorme passo avanti anche sul versante tecnologico che premierà le aziende (anche quelle impegnate nel settore IT a vario livello) capaci di:
1) Valorizzare le materie prime seconde nelle politiche di prodotto e nell’eco-design.
Rispetto alla progettazione dei prodotti la Commissione intende promuovere all’interno della direttiva sulla progettazione ecocompatibile concetti chiave quali la riparabilità, la durabilità e la possibilità di rimessa a nuovo e riciclaggio dei prodotti, mettendo a punto specifiche dettate dai principi dell’Economia Circolare, e tenendo conto delle caratteristiche dei vari gruppi di prodotti (con particolare riguardo ai display elettronici).
Il legislatore intende altresì prevedere strumenti che creino incentivi economici a sostegno di una migliore progettazione dei prodotti, facendo leva sul principio della responsabilità estesa del produttore.
2) Abbracciare un uso sostenibile delle risorse nelle fasi di approvvigionamento e produzione.
La Commissione si è attivata per promuovere l’approvvigionamento sostenibile delle materie prime a livello mondiale attraverso il dialogo politico, i partenariati, la politica commerciale e
quella di sostegno allo sviluppo.
L’intento è poi quello di includere nei documenti di riferimento sulle migliori tecniche disponibili (BAT) orientamenti sulle migliori prassi di gestione dei rifiuti e di efficienza delle risorse nei settori industriali, fornendo anche specifici orientamenti sulle migliori prassi in materia di rifiuti minerari (tutti ben conosciamo quanto i colossi dell’industria IT si appoggino a società che gestiscono impianti di estrazione mineraria…).
L’obiettivo è anche quello di agevolare la simbiosi industriale: i rifiuti o i sottoprodotti di un’industria diventano fattori di produzione per un’altra. I distretti industriali, facilitati nella creazione di economie di scala attraverso lo scambio dei fattori, sono i soggetti che, più di altri, hanno le capacità organizzative di creare tali dinamiche virtuose.
C’è poi in programma la creazione di una rete aperta e paneuropea di infrastrutture tecnologiche per le PMI al fine di integrare tecnologie di produzione avanzate nei processi produttivi.
3) Inserire la circolarità all’interno di nuovi modelli di consumo basati su prodotti green.
Un aspetto cruciale che riguarda direttamente i consumatori e, nel nostro caso, anche i fruitori di tecnologia.
Il legislatore intende migliorare il sistema delle etichettature, fornire orientamenti aggiornati sulle pratiche commerciali sleali, utilizzare l’“impronta ambientale del prodotto” per comunicare informazioni in materia di ambiente, potenziare l’efficacia e il contributo del marchio volontario Ecolabel UE, valutare la possibilità di introdurre informazioni sulla durabilità rispetto alle prestazioni ambientali dei prodotti connessi all’energia e molto altro ancora.
4) Riciclare e recuperare i rifiuti allo scopo di abbattere i quantitativi destinati allo smaltimento.
A questo proposito la Commissione intende promuovere obiettivi di riciclaggio a lungo termine per i rifiuti urbani e i rifiuti di imballaggio, nonché per ridurre il conferimento in discarica.
Le certificazioni accreditate come strumento di policy
Il Presidente di Accredia Giuseppe Rossi spiega che un approccio come quello descritto permette di “semplificare i compiti delle stazioni appaltanti, che si affidano alle attività di verifica di organismi di certificazione e laboratori qualificati da Accredia“. Un circolo virtuoso che, grazie alla valutazioni di conformità, facilita il raggiungimento degli obiettivi di politica ambientale.
Il lavoro svolto da Accredia in questi anni diventa oggi ancora più attuale ed efficace considerato il livello di attenzione ancora maggiore cui è giunto il legislatore europeo. Tant’è vero che già oggi l’Italia è prima in Europa e terza nel mondo dopo Cina e Giappone per numero di aziende certificate – circa 22.000 – sotto accreditamento per i sistemi di gestione ambientale.
Essendo stato tracciato un percorso normativo che risponde ad un approccio sostenibile, il ricorso alle valutazioni di conformità accreditate è pervasivo e funzionale all’attuazione delle policy.
Lo studio “L’Economia Circolare nelle politiche pubbliche. Il ruolo della certificazione” è consultabile integralmente facendo riferimento a questo documento.
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