Parlavamo giusto qualche giorno fa del Chips Act europeo e di come il vecchio continente ambisca a dire la sua nel mercato dei microprocessori e dei chip in generale provando a recuperare il terreno perso in tanti anni.
Il programma EPI (European Processor Initiative) l’avevamo presentato qualche tempo fa e aveva appunto come obiettivo quello di progettare e realizzare il primo processore interamente europeo.
EPI conferma di aver completato il suo primo processore: battezzato EPAC, sfrutta l’architettura (ISA, Instruction Set Architecture) RISC-V in modo da svincolare il design da qualunque multinazionale, governo e proprietà intellettuale privata. Con un paragone un po’ azzardato si potrebbe dire che RISC-V può essere pensata come l’equivalente di GNU/Linux per il mondo dell’hardware.
Se guardiamo le specifiche di base del primo processore europeo vediamo che EPAC è complessivamente piuttosto modesto: la sua superficie misura 26,97 mm2, funziona a 1 GHz ed è stato prodotto con il nodo a 22 nm di GlobalFoundries.
EPAC poggia su quattro core specializzati nell’elaborazione vettoriale o SIMD. È stato fatto derivare dal core RISC-V “Avispado”, progettato da SemiDynamics in collaborazione con il Barcelona Supercomputing Center e l’Università di Zagabria.
I quattro core comunicano internamente tra loro utilizzando una cache L2 condivisa e interconnessioni che sono state create in ambito accademico.
Il processore integra abilità orientate alla gestione dei compiti di intelligenza artificiale grazie ad acceleratori tensoriali progettati da Fraunhofer IIS, ITWM, e ETH Zurigo. È stato aggiunto anche un processore a precisione variabile che viene messo in comunicazione con i vari elementi attraverso un componente NoC (Network on a Chip).
Tante realtà europee, molte delle quali società nate all’ombra delle più rinomate università, hanno fattivamente contribuito alla progettazione e alla realizzazione di EPAC.
Adesso il grosso del lavoro sarà sviluppare tutto “il contorno”, ad esempio la sezione grafica e perfezionare il collegamento con le principali interfacce standard che ad oggi non sono state ancora menzionate (non si è parlato di collegamenti PCIe né di memoria RAM supportata).
I primi clienti di EPAC potrebbero appartenere al settore dell’industria automobilistica europea la cui produzione è stata negativamente influenzata dalla carenza di chip provenienti da altre parti del mondo.
Difficile vedere EPAC o piuttosto i suoi successori in un PC ma è probabile che possa dapprima essere utilizzato nelle auto che acquisteremo in futuro.
Abbiamo già detto più volte che con il tentativo di acquisizione da parte di NVidia e l’irrefrenabile interesse manifestato da Qualcomm, ARM non sarà comunque più europea (e già non lo è oggi in forza della Brexit).
L’obiettivo di un’iniziativa come EPI è quello provare a ripristinare il concetto di “neutralità tecnologica” in un mercato che si sta muovendo per formare due grandi blocchi, uno nordamericano e l’altro asiatico, che alla fine porterà le aziende a scegliere l’uno o l’altro.
Riuscirà l’Europa ad assicurarsi una certa indipendenza tecnologica nel calcolo ad alte prestazioni rispetto agli Stati Uniti e alle grandi potenze asiatiche?