Come avevamo anticipato nei giorni scorsi, anche Microsoft aveva fatto presente di avere intenzione – a breve – di allinearsi alla decisione della Corte di Giustizia europea in tema di diritto all’oblio: Diritto all’oblio: presto online il modulo su Microsoft Bing.
Così, quest’oggi ha fatto capolino il modulo Microsoft che permette ai cittadini europei di richiedere la rimozione di contenuti dal motore di ricerca Bing. Raggiungibile cliccando qui, il form di Microsoft richiede l’inserimento di un maggior numero di informazioni rispetto a quello preparato alcune settimane fa da Google.
Nel caso di Microsoft, il cittadino europeo interessato a richiedere la rimozione – dalle SERP di Bing – di uno o più link facenti riferimento alla propria persona, dovrà inviare copia di un documento che permetta di certificare la sua identità e specificare se si è un personaggio pubblico od una persona nota a livello locale, nazionale od internazionale.
In forza di tale richiesta, Microsoft potrebbe forse dare maggior peso alle segnalazioni provenienti da persone che ricoprono incarichi pubblici o che ambiscono a rivestire degli incarichi anche in ambito locale. È possibile quindi che il fatto di cronaca che riguardi il semplice cittadino non venga rimosso dai risultati delle ricerche di Bing mentre invece vengano eliminati i riferimenti “inesatti, falsi, incompleti, inadeguati, non aggiornati, non più pertinenti, eccessivi od impropri” riguardanti personaggi più in vista.
Ciò rappresenta in ogni caso un problema perché, ancora una volta, sono gli amministratori del motore di ricerca a decidere quali richieste avanzate dai cittadini europei meritano di essere assolte e quali invece debbono essere rigettate.
Intanto monta la polemica perché la sentenza della Corte di Giustizia viene da molti ritenuta eccessivamente penalizzante rispetto al diritto degli utenti di individuare le informazioni e di essere informati.
Come abbiamo visto negli articoli Diritto all’oblio, Google vuole un comitato di esperti e Diritto all’oblio, Google rimuove i link ma solo in Europa, tra l’altro, Google ad esempio non elimina definitivamente i link ma semplicemente li nasconde dalle versioni europee del suo motore di ricerca: effettuando la stessa interrogazione su google.com, i dati “censurati” tornano ad apparire.
Si registra anche la nascita del sito Hidden From Google, un sito web che sembra nascere più che come provocazione che come servizio di reale utilità: l’obiettivo dichiarato è quello di raccogliere i riferimenti alle pagine nascoste dalle SERP dei motori di ricerca europei.