Si chiama “Transparency Report” o “Rapporto sulla trasparenza“, in italiano, lo strumento con cui Google misura la censura online. Consultabile a questo indirizzo, il servizio – che è stato lanciato all’inizio del 2010 – si prefigge di evidenziare in quali Paesi del mondo le attività di censura sono più pesanti e frequenti.
Allo stesso indirizzo, Google non pubblica solamente le richieste di rimozione di contenuti dal motore di ricerca provenienti dagli enti governativi di tutto il mondo ma offre anche un resoconto sulle contestazioni che riguardano la pubblicazione di contenuti protetti dalle leggi a tutela del diritto d’autore (copyright). L’elenco delle contestazioni in materia di copyright viene aggiornato in tempo (quasi) reale (qui sono disponibili i dati più recenti).
Quando Google accetta una contestazione e rimuove un contenuto precedentemente indicizzato dal suo motore di ricerca, appone un messaggio simile al seguente: “In risposta a una lamentela ricevuta ai sensi della legge americana Digital Millennium Copyright Act (Legge sul copyright digitale), abbiamo eliminato N risultato(i) da questa pagina“. In ogni caso viene offerto un link al sito Chilling Effects a cui Google usa inoltrare, per conoscenza, ogni singola contestazione: “ogni notifica legale che riceviamo viene inviata a una terza parte che potrebbe pubblicarla e/o chiosarla. In particolare, la comunicazione (priva dei dati personali) viene altresì inoltrata al sito Chilling Effects per essere pubblicata. (…)“. Al posto dei contenuti rimossi, nella stessa pagina in cui questi figuravano, Google visualizza un link verso il materiale pubblicato su Chilling Effects.
Facendo una semplice ricerca sul database di Chilling Effects è immediato stabilire quali e quante richieste vengono inviate a Google così come ad altre società che ospitano contenuti pubblicati da parte di terzi.
Diritto all’oblio: le richieste di rimozione andranno su Chilling Effects
Stando a quanto emerso in queste ore, anche le richieste di rimozione di nomi e riferimenti alla propria persona inoltrate a Google dai cittadini europei utilizzando l’apposito modulo online, verranno pubblicate sul sito Chilling Effects.
Il colosso di Mountain View dovrebbe quindi seguire lo stesso approccio adottato per le contestazioni in materia di copyright.
Se si prova, ad esempio, a cercare Adele MP3
con il motore di ricerca di Google, già in calce alla prima pagina dei risultati si troveranno una serie di riferimenti alle richieste di rimozione di link che puntavano a siti web ospitanti materiale piratato e relativi alla cantautrice britannica.
La stessa soluzione potrebbe essere presto adottata nelle versioni europee del motore di ricerca nel caso delle richieste di rimozione provenienti dagli utenti che desiderano usufruire della recente decisione della Corte di Giustizia in tema di diritto all’oblio: Diritto all’oblio, Google riceve 41.000 richieste in quattro giorni.
Inoltre, come già anticipato nei giorni scorsi, la rimozione dei link dai risultati delle ricerche (SERP) potrebbe avvenire solamente in ambito europeo e non, ad esempio, nella versione statunitense del motore di Google.