Lo scorso 25 gennaio Iliad ha fatto il suo ingresso nel mercato italiano della connettività in fibra ottica FTTH (Fiber-to-the-Home).
Appoggiandosi alla rete passiva di Open Fiber Iliad offre fino a 5 Gbps in download e fino a 700 Mbps per gli accessi da postazione fissa in buona parte del Paese (fatta eccezione per le città di Milano, Torino e Bologna dove viene usato il più classico profilo da 1 Gbps in downstream e 300 Mbps in upstream).
Come abbiamo già avuto modo di evidenziare, ciò che ha sorpreso molti è l’utilizzo della tecnologia EPON (Ethernet Passive Optical Network) anziché GPON (Gigabit Passive Optical Network) che Open Fiber da tempo descrive sul suo sito e sulla quale si basano tutti gli altri operatori di telecomunicazioni partner (che vendono il servizio di connettività agli utenti finali).
Iliad ovviamente non ha “reinventato la ruota”: EPON è uno standard trasmissivo approvato da IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) nel 2004 che viene presentato come alternativa a GPON, pubblicato nella sua prima versione da ITU-T (ITU Telecommunication Standardization Sector) nel 2003.
Ma perché Iliad ha scelto proprio EPON se Open Fiber spinge su GPON e sulle altre sue evoluzioni definite “a prova di futuro” e gli altri operatori investono su questo secondo standard?
Innanzi tutto EPON permette di offrire banda di rete ai clienti finali usando uno schema simmetrico (fino a 10 Gbps sia in downstream che in upstream; a stretto rigore si parla di standard 10G-EPON). L’evoluzione di GPON, ovvero XGS-PON permette di offrire 10 Gbps simmetrici ma sia Open Fiber che FiberCop-TIM non offrono ancora il servizio su scala nazionale ma soltanto in aree limitate.
Per battere la concorrenza “sui numeri” cos’ha fatto Iliad? Innanzi tutto ha usato apparati propri capaci di accendere la fibra di Open Fiber e con lo standard EPON ha potuto promettere 5 Gbps a un vasto numero di potenziali clienti (circa 6 milioni di unità immobiliari raggiunte dalla rete Open Fiber). Nonostante l’uso di EPON, lo schema è comunque asimmetrico con la banda che è abbondantemente più larga in una direzione ovvero in downstream piuttosto che in upstream.
Iliad, inoltre, non si è “inventata” nulla di nuovo perché in Francia la società di telecomunicazioni free sfrutta proprio EPON per offrire la connettività in fibra ottica ai suoi abbonati. Sulla scorta dell’esperienza acquisita Oltralpe, Iliad ha evidentemente deciso di applicare la stessa scelta in Italia.
Gli apparati OLT (Optical Line Terminal) e ONT (Optical Network Terminal) compatibili EPON costano decisamente meno rispetto ai corrispondenti GPON: l’approccio di Iliad è quindi guidato anche dal fattore del costo.
Della struttura della rete in fibra Open Fiber abbiamo già parlato.
Mettendo da parte l’aspetto legato al costo dell’abbonamento (ovviamente di primaria importanza!…) per l’abbonato all’atto pratico cambia poco tra GPON ed EPON. Aspetto fondamentale sarà semmai il fattore di splitting utilizzato: per GPON si usa 1:64 con il risultato che allo stesso albero in fibra possono essere collegate 64 utenze (la banda complessivamente disponibile viene suddivisa tra questi abbonati).
Nelle aree bianche in cui è previsto l’investimento pubblico il fattore di splitting è 1:16 in modo da assicurare i livelli minimi di prestazioni previsti nei bandi ministeriali.
Il confronto dovrà essere semmai fatto più avanti quando i partner di Open Fiber e di FiberCop saranno nelle condizioni di poter usare XGS-PON, sulla carta il vero avversario di 10G-EPON.