Le principali caratteristiche di Azure
Nella prima puntata del nostro viaggio alla scoperta di Microsoft Azure abbiamo spiegato che cos’è Azure e perché è utile: Cos’è Azure e perché professionisti e PMI dovrebbero guardare al cloud.
Abbiamo evidenziato come Azure sia una piattaforma flessibile (nuove risorse possono essere allocate via a via che il business cresce e comunque gestiste sulla base delle proprie specifiche necessità ed esigenze), aperta (si possono continuare ad usare tutte le tecnologie che si adoperano in azienda o a livello professionale; si pensi a .NET, PHP, Java, Ruby, SQL Server, MySQL o MongoDB) e solida.
La piattaforma Azure è però allo stesso tempo anche veloce perché pone nelle mani degli utenti gli strumenti per una configurazione rapida dei vari servizi. Tutte le funzionalità di base, infatti, sono semplici da implementare e da utilizzare in produzione.
Come abbiamo visto, è poi altamente scalabile: quando si crea un sito web, una macchina virtuale, un database e così via generalmente non si conosce quale sarà la sua “vita”. In altre parole, non è dato sapere in che modo evolverà e in quanto tempo.
Diversamente rispetto a soluzioni di tipo tradizionale, Azure permette di far crescere il servizio dell’utente sulla base delle effettive necessità. È quindi possibile istanziare nuove risorse nel momento in cui ciò sia davvero necessario ed eventualmente ridurle quando la configurazione in uso sia eccessivamente ridondante.
Rispetto alle classiche soluzioni, comprese quelle on-premises, Azure consente di contenere i costi: l’utente paga infatti solamente ciò che consuma, senza onerosi investimenti iniziali.
Nel caso delle macchine virtuali, ad esempio, su Azure si paga solo per il tempo che una macchina resta accesa: non importa, quindi, che l’utente abbia creato “N” macchine virtuali perché l’utilizzo delle stesse macchine gli sarà addebitato solo per il tempo in cui le macchine rimangono avviate.
Nel caso dei database, invece, l’utente paga solo per l’effettivo utilizzo del database.
Azure è una piattaforma cloud che, per sua stessa definizione, garantisce una continua accessibilità dei dati. Una peculiarità, questa, che evidentemente discende dalla continua disponibilità del servizio, assicurato dai 22 datacenter Microsoft in tutto il mondo.
Il cloud rende così molto semplice allestire applicazioni che debbono risultare sempre fruibili anche in mobilità. Per accedere ai dati basterà semplicemente avere la disponibilità di una connessione Internet.
In fase di configurazione di un qualunque servizio Azure, l’utente può decidere a quale datacenter Microsoft appoggiarsi e, di fatto, stabilire in quale località – a livello mondiale – i suoi dati debbono essere conservati.
Questa scelta si rivela particolarmente utile, ad esempio, allorquando si stesse sviluppando un’applicazione destinata ad un pubblico non italiano. Si pensi ad esempio alla comodità di poter erogare la propria applicazione da un datacenter situato negli Stati Uniti: il pubblico d’Oltreoceano che utilizzerà l’applicazione potrà così godere di performance migliori grazie al minor numero di passaggi da compiere per il raggiungimento del datacenter Microsoft.
In Europa i datacenter Azure attualmente in uso sono due: uno è sito in Irlanda, l’altro nei Paesi Bassi. Un elenco completo dei datacenter Azure è consultabile facendo riferimento a queste pagine.
Come si crea una macchina virtuale con Azure
Per creare una macchina virtuale in Azure, basta sceglierne la tipologia fra le tante disponibili e impostare la dimensione del disco che, lato piattaforma, come accennato in precedenza, sarà gestito sotto forma di file VHD. Alla base del funzionamento di Azure v’è infatti il motore di virtualizzazione Hyper-V, l’hypervisor che sovrintende il comportamento delle macchine virtuali e che da qualche tempo non è solo parte integrante di Windows Server ma è incluso anche nelle versioni Pro ed Enterprise di Windows 8.1 e Windows 10.
Con Azure si possono creare macchine virtuali sia Windows che Linux e, qualora lo si desiderasse, si può richiedere la creazione di una macchina virtuale che contenga software accessori.
A mero titolo esemplificativo, si può creare una macchina virtuale Ubuntu contenente WordPress, insieme con tutto ciò che è necessario per far funzionare il CMS.
Sulla base delle proprie necessità, l’utente può scegliere i virtual cores (vCores) del processore che “equipaggia” la macchina virtuale in corso di creazione, definire il quantitativo di memoria RAM e le performance della schede di rete.
Il profilo usato dalla macchina virtuale può essere liberamente modificato sia a crescere che a decrescere, in qualunque momento.
Le macchine virtuali possono essere molto essenziali in termini di dotazione hardware (quindi estremamente economiche quando tenute accese) fino ad arrivare a configurazioni con prestazioni al top.
È il caso, per esempio, delle macchine virtuali di “serie G” che sono dotati di molti vCores e di centinaia di gigabytes di memoria RAM (maggiori informazioni sulle dimensioni delle macchine virtuali Azure possono essere reperite in queste pagine).
Grazie ad Azure Resource Manager, gli utenti possono facilmente raggruppare le risorse che appartengono ad una stessa macchina virtuale in modo da poterle gestire in maniera veloce.
Azure uguale storage virtualmente infinito
Azure può essere approssimato come uno spazio (storage) potenzialmente infinito. Anche l’utilizzo dello spazio disco viene fatturato sulla base di quanti gigabytes si stanno effettivamente impegnando, per le necessità più disparate: come, ad esempio, per la gestione dei dischi di una macchina virtuale, per la memorizzazione di database, per il backup dei dati.
La piattaforma Microsoft offre tra l’altro anche un servizio di storage di classe “premium” che garantisce performance allineate a quelle delle unità SSD.
Lo spazio disponibile su Azure può essere utilizzato anche per il backup dei dati che risiedono in azienda (quindi on-premises) e, di conseguenza, per abilitare un servizio di disaster recovery, utile per tornare immediatamente operativi anche nel caso di guasti e perdite di dati all’interno della propria infrastruttura.
Il servizio Site Recovery consente ad esempio di duplicare il datacenter direttamente in Azure e funge da direttore di orchestra verificando lo stato delle informazioni. Nel caso in cui venissero rilevati problemi, Azure consentirà di spostare il servizio di backup e disaster recovery da un datacenter all’altro.
È quindi possibile impostare un servizio di backup e ripristino delle informazioni memorizzati sul cloud ma anche dei dati gestiti nell’ambito delle proprie reti locali.
Lo strumento Site Recovery può essere ad esempio pensato anche come ausilio per la migrazione dei dati sul cloud e l’erogazione, anche temporanea, di servizi che vengono forniti mediante risorse on-premises od attraverso altri datacenter.
Si pensi ad esempio al caso in cui fosse necessario spegnere alcuni servizi o macchine all’interno dei propri datacenter: Azure può accogliere e rendere fruibili tutti quei servizi che – durante gli interventi tecnici – non sarebbero diversamente disponibili.
Azure porta con sé indiscutibili vantaggi anche in termini di efficienza: un’idea può diventare immediatamente realizzabile perché, spostandosi sul cloud, si può immediatamente provare a porre in opera ciò che in precedenza era fattibile solo effettuando notevoli investimenti sull’hardware e sulla configurazione software dei framework.
Sicurezza, affidabilità e disponibilità di dati e servizi
L’approccio cloud e la piattaforma Azure consentono di avere massime garanzie sulla sicurezza dei dati e sulla loro continua disponibilità ed accessibilità.
Abbiamo visto in precedenza che l’utente ha la possibilità di decidere in quale datacenter di Azure ciascun elemento richiesto debba essere creato.
All’interno dello stesso datacenter, Azure memorizza lo stesso dato per ben tre volte: in caso di problemi ad una copia, essa viene sempre rigenerata partendo dalle altre due.
Coloro che necessitassero di garanzie ancora maggiori, possono eventualmente valutare l’attivazione del servizio di georeplica che si fa carico di effettuare una copia del dato in un datacenter Azure posto ad almeno 400 chilometri dall’altro.
Il risultato sarà che il dato, il servizio o la macchina virtuale dell’utente saranno automaticamente replicati per tre volte all’interno del datacenter prescelto e per ulteriori tre volte in un secondo datacenter.
Per quanto riguarda l’esposizione agli attacchi informatici, Azure spazza via le preoccupazioni legate ad un’eventuale configurazione errata dell’infrastruttura e della piattaforma on-premises. Nel caso di Azure, tutti gli aspetti legati alla sicurezza sono curati direttamente dai tecnici Microsoft sollevando gli utenti dal doversi preoccupare di una protezione adeguata, ad esempio, dei server che ospitano le loro applicazioni.
Gli utenti di Azure possono usare Security Center che individua le minacce con un’analisi avanzata degli eventi correlati alla sicurezza, sviluppata sulla base della nostra vasta esperienza e una conoscenza di livello globale e consente di rispondere agli eventi imprevisti più velocemente con avvisi di sicurezza in grado di offrire informazioni approfondite sugli attacchi e indicazioni per la prevenzione.
Come provare Azure
Come vedremo nel dettaglio nel corso del prossimo articolo sulla piattaforma cloud di Microsoft, Azure può essere provato gratuitamente per un mese dal momento dell’iscrizione.
Per iniziare subito a valutare le principali funzionalità di Azure e cominciare a studiare in che modo la piattaforma possa aiutare a risolvere le principali problematiche a livello professionale e in ambito aziendale, suggeriamo di attivare un account gratuito a questo indirizzo.
La trial di Azure mette a disposizione ben 170 euro che possono essere liberamente utilizzati per attivare qualunque tipo di risorsa, nel corso del mese di prova, all’interno della piattaforma.
L’importo offerto a chiunque si registri su Azure consente di farsi un’idea di quale sia l’impegno economico da affrontare tenendo ben presente che tutte le attività svolte attraverso la piattaforma si pagano sempre a consumo e che non sono previsti né costi di attivazione né costi di dismissione del servizio.
Per registrarsi su Azure ed iniziare subito il viaggio all’interno della piattaforma, è sufficiente effettuare il login con un account Microsoft (Outlook.com, Hotmail, Live,…).
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