È come se uno Stato avesse richiesto di bloccare a tutti i suoi cittadini l’accesso a Facebook. In effetti è quanto è successo proprio ieri, a casa nostra, in Italia.
Il Tribunale di Roma ha infatti disposto l’oscuramento di VKontakte, social network popolarissimo in Russia che vanta una “dote” di oltre 160 milioni di utenti di registrati. Il sito sarebbe stato utilizzato per ospitare illegalmente il film italiano “Sole a catinelle“, interpretato da Checco Zalone.
Ecco quindi che Medusa Film, società del gruppo Mediaset che ha prodotto la pellicola, è scesa sul piede di guerra presentando una denuncia alla Procura della Repubblica. I giudici capitolini hanno dato ragione all’azienda disponendo l’oscuramento dell’intero social network russo. Al momento sembra che il blocco avvenga esclusivamente a livello DNS (è stato ordinato a tutti i provider Internet italiani di alterare i record DNS memorizzati sui propri server assegnando a VKontakte l’IP di loopback 127.0.0.1) e non sia invece censurato tutto il traffico a livello IP.
Per ora non è dato sapere se Medusa abbia provato a richiedere a VKontakte la rimozione del contenuto illegittimamente pubblicato. L’avvocato Guido Scorza, uno dei più autorevoli esperti di diritto informatico e di tematiche connesse alla libertà di espressione ed alle politiche di innovazione, ha però commentato sul suo blog: “la scelta di bloccare l’accesso a un intero social network frequentato da oltre 160 milioni di utenti per impedire la circolazione di un contenuto pirata appare una decisione sproporzionata, abnorme e, conseguentemente, illegittima. Non si può mettere un cerotto sulla bocca di milioni di persone, impedendo loro di comunicare elettronicamente, per difendere, il pure sacrosanto, diritto d’autore di qualcuno“.
Torna quindi ancora una volta il tema spinoso della tutela del copyright, da soppesarsi con l’altrettanto importante tema della libertà d’espressione. I diritti di chi produce e distribuisce un’opera vanno sicuramente tutelati ma, allo stesso tempo, sarebbe auspicabile evitare di assumere decisioni che hanno spiccate caratteristiche censorie.
Pare infatti quanto meno sproporzionato impedire l’accesso ad un intero social network o ad un intero servizio per l’hosting di file semplicemente perché alcuni utenti hanno pubblicato qualche contenuto lesivo dei diritti di terzi.
“O la piattaforma in questione svolgeva un’attività illecita e, allora, avrebbe dovuto essere chiusa all’esito di un giudizio volto ad accertare tale illegittimità o la piattaforma svolgeva un’attività lecita e, allora, per nessuna ragione al mondo dovrebbe ammettersi che essa formi oggetto di un provvedimento di blocco“, osserva ancora Scorza.
La procedura per modificare i DNS in uso (i server che vengono impiegati per risolvere i nomi a dominio e, quindi, trasformare un indirizzo mnemonico come www.google.com in un IP) rimpiazzandoli con DNS stranieri (ad esempio quelli di Google) è ormai nota a molti.
Viene quindi da chiedersi il perché di una decisione come quella assunta nel caso di VKontakte che, tra l’altro, non pone neppure gli utenti sullo stesso piano. È infatti cosa estremamente comune servirsi di DNS alternativi rispetto a quelli forniti dal proprio provider Internet.
Per approfondire l’argomento, è sufficiente leggere gli articoli seguenti:
1) Sito non raggiungibile dall’Italia: come procedere?
2) Cambiare DNS, indirizzo IP e le altre impostazioni della scheda di rete a seconda del luogo in cui ci si trova
3) DNS sicuri con Angel DNS: protezione contro malware e siti sconvenienti
4) Server DNS: come scegliere i più performanti e proteggersi dai malware
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