Un’indagine antitrust promossa dall’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) ha permesso di fare un po’ di luce sui piani di copertura di Flash Fiber, la joint venture nata tra TIM e Fastweb che mira a raggiungere con la fibra ottica FTTH 29 città italiane entro il 2020 (vedere anche Flash Fiber (TIM e Fastweb) copriranno in fibra FTTH le aree non raggiunte da Open Fiber).
Spulciando i documenti resi pubblici dall’AGCM e consultabili qui e qui, si apprende che Flash Fiber lavorerà in piena autonomia senza dover rendere conto alle società madri.
Stando a quanto spiegato all’antitrust da TIM e Fastweb, l’accordo di co-investimento garantirà la realizzazione di 2 reti FTTH, con tecnologia GPON perfettamente indipendenti e potenzialmente capaci di soddisfare l’intera domanda del mercato in aree in cui non sono ancora presenti reti FTTH.
Inoltre, l’azione di Flash Fiber permetterà la formulazione da parte di TIM e Fastweb di due offerte wholesale, autonome e disgiunte, di servizi di accesso attivo alla rete in architettura FTTH (ossia il Virtual Unbundling Local Access, cosiddetto “VULA”) e un’accelerazione molto significativa nella realizzazione di infrastrutture FTTH in una parte importante del Paese.
Le città raggiunte da Flash Fiber con la fibra ottica FTTH saranno le seguenti: Torino, Genova, Monza, Bergamo, Brescia, Verona, Trento, Padova, Vicenza, Venezia, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Prato, Firenze, Siena, Perugia, Ancona, Roma, Pescara, Napoli, Salerno, Bari, Messina, Reggio Calabria, Catania e Palermo.
Flash Fiber, inoltre, si impegna a realizzare le infrastrutture per l’erogazione dei servizi in banda ultralarga, nelle città citate, al 37% entro il 2017, per il 76% entro il 2018, per il 90% entro il 2019 e integralmente per il 2020.
Ci potranno essere problematiche e oscillazioni operative ma non si scenderà mai sotto il 30% di copertura entro fino 2017 e sotto il 95% al 2020.
Le due aziende si impegnano a concludere accordi di accesso ai propri segmenti verticali con soggetti terzi che a loro volta commercializzano segmenti verticali in fibra da essi stessi realizzati.
Un punto importante, questo, che permetterà di spingere l’acceleratore sull’effettiva concorrenza tra operatori di telecomunicazioni.