Da quest’oggi IBM renderà possibile l’utilizzo del suo computer quantistico da parte di chiunque sia interessando ad adoperarlo. Fisicamente installato presso i laboratori del centro di ricerca IBM “T.J. Watson” di New York, il computer quantistico di Big Blue (quantum computer a quattro qubit) è adesso fruibile in modalità cloud.
I computer quantistici, come spiegato negli articoli Computer quantistico più facile con un nuovo tipo di magnetismo e Computer quantistico europeo: stanziati 1,1 miliardi, utilizzano i qubits per gestire e memorizzare le informazioni.
Al posto dei convenzionali bits (cifre 0 e 1) si fa infatti ricorso agli stati fisici di una particella o di un atomo (da qui discende l’aggettivo quantistico) che vengono opportunamente codificati.
Mentre il bit immagazzina solo 0 e 1, si possono conservare contemporaneamente quattro stati nel caso di 2 qubit; 16 stati con 4 qubit; 256 stati con 16 qubit e così via.
Il computer quantistico di IBM è qualcosa che difficilmente, almeno per molti anni, verrà utilizzato a livello consumer – nella vita di ogni giorno – ma è un dispositivo di immenso valore soprattutto per il mondo della ricerca.
Un computer che può svincolarsi dall’utilizzo di semplici 0 e 1, come accaduto fino ad oggi, e che è in grado di utilizzare il principio della sovrapposizione degli effetti e l’entanglement, si propone come un dispositivo estremamente più potente rispetto a qualunque sistema sino ad oggi realizzato.
Diventa quindi di essenziale importanza in quegli ambiti dove una più veloce ed efficace analisi dei big data (si pensi al settore della ricerca, a vari livelli) si rivela cruciale.
I computer quantistici permetteranno di simulare l’interazione fra singole molecole, comprendere le sequenze del DNA, migliorare il comportamento degli algoritmi di machine learning.
Il lancio del computer quantistico è un’ottima notizia, quindi, che permetterà agli sviluppatori di realizzare cose che fino ad ogni non erano neanche lontanamente proponibili.
Per IBM si tratta di una data storica. I responsabili dell’azienda affermano infatti di aver lavorato sul computer quantistico per ben 35 anni.
Come spiegano i tecnici di IBM, il prossimo traguardo è, a questo punto, realizzare un computer quantistico da 50-100 qubits nel corso del prossimo decennio.
Quello attuale, il miglior risultato per il momento raggiunto da IBM, usa 5 qubits ma con 50 qubits si potrebbe creare un computer talmente potente da surclassare tutti i “supercomputer” dell’attuale classifica “Top 500”.
Con la legge di Moore ormai da tempo sul viale del tramonto (La legge di Moore è ancora valida? Nature ne celebra la fine) il focus sui computer quantistici sembra adesso una delle poche strade realmente percorribili.
Chi fosse interessato a provare in anteprima il computer quantistico IBM utilizzando il cloud può provare a richiedere un invito collegandosi con questa pagina ed inserendo le informazioni richieste.