Stando a quanto riferito, Bloomberg sarebbe riuscita a prendere visione in anteprima di una bozza di normativa, sostenuta dalla Commissione Europea, che mirerebbe a coinvolgere i cosiddetti OTT (over-the-top) nel migliorare le reti di telecomunicazioni a livello nazionale e internazionale.
Gli OTT, così come definiti da AGCOM, sono le grandi aziende che forniscono servizi, contenuti e applicazioni attraverso la rete Internet. Si pensi ai soggetti conosciuti con l’acronimo GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) o con il più aggiornato GAMAM (con la “M” di Meta al posto di Facebook…) ma non solo: anche le più importanti piattaforme di streaming video possono essere inserite nello stesso “club”.
La Commissione Europea vorrebbe presto chiamare a raccolta i vari OTT obbligandoli a compartecipare alle spese che devono essere affrontate per dispiegare e migliorare le reti a banda ultralarga di ultima generazione.
Sappiamo bene che tutti gli OTT si sono organizzati con uno schema fortemente orientato all’edge computing quindi all’elaborazione e all’erogazione dei contenuti il più possibile vicino alla posizione fisica degli utenti finali ovvero dei fruitori del servizio.
Tra l’edge e il router degli utenti, tuttavia, i dati viaggiano sulle reti dei provider locali che devono essere sufficientemente capienti da gestire la larghezza di banda necessaria, anche nei momenti di picco, evitando situazioni di congestione e malfunzionamenti.
Quando si verificò il down di WhatsApp a fine ottobre 2022, l’amministratore delegato di TIM Pietro Labriola auspicò un maggiore coinvolgimento degli OTT rispetto ai problemi legati alla connettività.
È probabilmente un po’ azzardato sostenere che gli OTT non hanno alcun obbligo: la responsabilità legata all’erogazione dei loro servizi è e deve essere sempre separata rispetto ai soggetti, quali sono gli operatori di telecomunicazioni, che si occupano del trasporto dei pacchetti dati sulla rete. I rapporti tra operatori di telecomunicazioni e OTT sono quindi talvolta piuttosto tesi ma è soltanto il contributo di entrambi a formare un connubio vincente. Diversamente, non è complesso stabilire quali sono le cause di un disservizio e a chi sono imputabili le responsabilità.
Adesso l’idea è quella di chiedere un obolo agli OTT a seconda del traffico che generano e reinvestirlo in Europa per migliorare le infrastrutture di rete dei singoli Paesi, sia su fibra ottica che su rete mobile 5G. Addirittura, sempre stando a quanto riporta Bloomberg, si starebbe pensando anche a un meccanismo di sovvenzione diretta da OTT verso gli operatori di telecomunicazioni.
Una consultazione promossa dalla Commissione Europea, che dovrebbe durare fino a 3 mesi, “chiama in causa” diversi soggetti potenzialmente interessati e tra i vari punti si domanda quale soglia dovrebbe fungere da discriminante per qualificare un’impresa come “generatice di un elevato traffico dati” sulla rete.
Si tratta di una “patata bollente” di proporzioni colossali che potrebbe essere destinata a modificare gli equilibri sui quali poggia la rete Internet e le modalità con cui è possibile accedere dall’Europa a interi ecosistemi.