Apple non vuol sentir parlare di Bitcoin. La società della Mela ha infatti deciso di eliminare dal suo store l’ultima applicazione ancora presente che fungeva da “wallet” ossia da portafoglio virtuale per le monete Bitcoin.
A confermare la decisione di Apple è Blockchain, società che ha sviluppato l’applicazione sia per la piattaforma iOS che per Android. I possessori di dispositivi Apple iOS non saranno comunque completamente tagliati fuori dal momento che la stessa Blockchain mette a disposizione un’applicazione web accessibile anche dal browser Safari per la gestione del proprio portafoglio Bitcoin.
Sulla home page del servizio – coinpunk.com – oggi campeggia una stoccata provocatoria nei confronti del colosso di Cupertino: “un portafoglio Bitcoin che Apple non può bloccare“.
Secondo Blockchain, la rimozione del “wallet” gratuito dall’app store di Apple non sarebbe stata adeguatamente giustificata. La società guidata da Tim Cook avrebbe fatto riferimento, genericamente, a “problemi irrisolti” con la crittovaluta Bitcoin.
I portavoce di Blockchain hanno quindi puntato i piedi ipotizzando che dietro alla decisione di rimuovere la loro applicazione vi possano essere gli interessi di Apple, impegnata a cercare il monopolio sui pagamenti elettronici elaborati sulla piattaforma iOS.
Su Google Play, ricorda Blockchain, nessun portafoglio Bitcoin è stato “defenestrato” e ancor’oggi, sul negozio virtuale punto di riferimento per gli utenti di Android, figurano centinaia di app correlate a Bitcoin.
Google, per il momento, non ha ancora preso una posizione relativamente alla valuta Bitcoin ma secondo alcune “voci di corridoio” la società di Larry Page e Sergey Brin starebbe addirittura pensando di integrarla nei suoi sistemi di pagamento.
Che cos’è Bitcoin
Per chi ancora non la conoscesse, Bitcoin è una “moneta virtuale” che può essere coniata in modo anonimo da parte di chiunque e che può essere sfruttata per effettuare transazioni online.
Il sistema su cui si basa Bitcoin è stato concepito nel 2008 da uno sviluppatore conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, sfrutta l’utilizzo di un software opensource e di una rete peer-to-peer.
Bitcoin non poggia su un database centralizzato ma su un archivio distribuito tra i vari nodi della rete in cui vengono registrate dinamicamente tutte le transazioni effettuate. L’impiego di un algoritmo crittografico fa sì che i “bitcoins” possano essere spesi solamente dal legittimo proprietario e che monete già “elargite” a terzi non possano essere in qualche modo recuperate.
Il sistema su cui poggia Bitcoin spazza via l’impiego delle carte di credito e degli istituti bancari cassando, allo stesso tempo, anche inflazione e tasse (chi usa le monete virtuali, dette gettoni, può volontariamente offrirsi di versare un corrispettivo per ciascuna transazione effettuata; in questo modo la velocità di trasferimento crescerà ed un incentivo per tenere attivi i nodi della rete).
Bitcoin è legale? Quali i rischi connessi al suo utilizzo?
Periodicamente, anche su testate piuttosto famose, capita di leggere articoli che fanno riferimento a Bitcoin come un qualcosa di “illegale”.
L’affermazione è falsa; Bitcoin non è affatto illegale. Il sistema su cui poggia è uno “strumento”, un mezzo che può essere sfruttato per spostare denaro online senza passare per i canali ufficiali.
Ecco quindi che Bitcoin è stato abbracciato anche da chi traffica droga ed armi ma sono centinaia i siti web assolutamente legittimi che permettono l’acquisto di prodotti di uso comune a fronte di un versamento di monete Bitcoin.
Se, quindi, i detrattori ricordano i possibili usi illeciti di Bitcoin, la Electonic Frontier Foundation (EFF) ha più volte descritto Bitcoin come un progetto sottratto all’ingerenza dei governi.
Di recente, alcuni deputati italiani hanno chiesto al governo di “regolare quanto prima l’uso in Italia della moneta elettronica Bitcoin” accostando la moneta virtuale, ancora una volta, ad attività di riciclaggio e ad operazioni truffaldine a danno dei consumatori.
Come sempre, appare opportuno sottolineare che è l’uso che si fa di un determinato strumento che può eventualmente determinarne l’abuso.
Se, da un lato, infatti, Bitcoin viene anche utilizzato sul “mercato nero” per acquistare oggetti e servizi illegali sfuggendo ai “canali ufficiali”, nei confronti della moneta virtuale in sé non può essere steso alcun capo d’accusa.
Bitcoin è pur sempre un “mezzo”, uno strumento, che può essere utilizzato per fare business. È bene semmai essere consapevoli dei rischi connessi (in primis la volatilità della valuta) e delle problematiche legate alla gestione del proprio portafoglio virtuale.
Si sono registrati casi di portali di trading dissoltisi improvvisamente insieme con i Bitcoin degli utenti e tentativi di attacco nei confronti di chi semplicemente dispone di un portafoglio contentente monete.
A testimonianza di quanto il successo di Bitcoin non abbia più confini, di recente lo stesso governatore della Federal Reserve statunitense, Ben Bernanke, ha speso ben più di qualche parola su Bitcoin. Bernanke sottolinea i rischi “legati a questioni di supervisione e implementazione delle leggi” ma riconosce che le valute virtuali come Bitcoin “possono essere promettenti nel lungo termine” ed un giorno potrebbero consentire di “promuovere sistemi di pagamento più veloci, efficienti e sicuri“.
Nonostante ciò, Oltreoceano, Bitcoin rimane sotto la lente d’ingrandimento di diverse agenzie federali. E sebbene la maggior parte di esse ne riconosca il legittimo utilizzo da parte dell’utenza, per il Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti d’America (DHS) Bitcoin sarebbe “una minaccia emergente“.
In una lettera indirizzato al senato, i responsabili del DHS avrebbero dichiarato: “si tratta di una nuova minaccia sulla quale stiamo investigando perché utilizzata dai criminali per condurre in porto operazioni illecite a livello internazionale“.
In Cina le operazioni di cambio tra la valuta locale (lo yuan) ed il Bitcoin rappresenterebbero già il 21% del totale, molto più dell’euro (6%). Il Paese estremorientale avrebbe visto in Bitcoin uno strumento eccezionale per proteggersi dai governi proni a politiche inflazionistiche o di deficit spending. Nel caso di Bitcoin, infatti, non potranno mai essere messe in circolazione più di 21 milioni di monete virtuali (oggi ve ne sono “in giro” 12,3 milioni, come testimonia il grafico di Blockchain in questa pagina) ed il processo di mining (ossia di ricerca; vedere più avanti) sarà sempre più difficoltoso, dispendioso e meno remunerativo.
Compravendita, mining (l'”estrazione” delle monete in miniera) e portafogli
Le monete Bitcoin possono essere acquistate e vendute nonché scambiate con altre valute come dollaro ed euro: questa pagina web raccoglie i principali siti di scambio che possono eventualmente essere utilizzati.
Non solo. Monete Bitcoin possono essere anche “estratte”. L’attività di generazione di Bitcoin viene definita “mining” (si pensi ai “minatori d’oro”…) ed è però pesantissima da svolgere perché richiede una notevole capacità computazionale (spesso vengono utilizzate batterie di sistemi o comunque i processori che equipaggiano le schede grafiche). Il consumo energetico ed il carico di lavoro richiesto dal singolo personal computer potrebbe non essere ripagato dal quantitativo di monete Bitcoin scoperte con l’attività di mining.
Come portafoglio Bitcoin è possibile utilizzare uno dei tanti software per desktop o dispositivi mobili (Multibit ed Electrum sono un paio di nomi ma altre informazioni sono disponibili qui) mentre l’applicazione Guiminer per il mining vero e proprio.
Siti web come questo permettono di suddividere il lavoro tra più utenti e di ottenere un “premio” in Bitcoin per l’attività svolta insieme con gli altri membri.
Investimento rischioso
Se considerato come “investimento”, Bitcoin va senza dubbio considerato come uno strumento ad alto rischio. Un singolo Bitcoin valeva ad inizio dello scorso anno 13 dollari mentre oggi la valutazione della singola moneta è cresciuta a dismisura raggiungendo il picco storico di ben 850 dollari. Lo conferma ad esempio Mt.Gox, che gestisce gran parte delle transazioni legate a Bitcoin e che quindi permette l’acquisto e la vendita di monete.
Chi aveva in tasca notevoli somme sotto forma di Bitcoin ha cominciato a realizzare guadagni davvero notevoli. Chi ha investito in Bitcoin sin dai primi tempi si troverebbe adesso nel portafoglio monete dal controvalore divenuto ormai davvero ingente.
I gemelli Winklevoss, famosi per aver citato in giudizio il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, affermano di aver investito per tempo su Bitcoin e di possedere oggi monete digitali che varrebbero milioni di dollari.
Ed è di appena qualche settimana fa la notizia dello studente scandinavo Kristoffer Koch che si è ricordato di aver acquistato, nel 2009, 5.000 Bitcoin per un controvalore di allora di appena 26,6 dollari. Gli stessi 5.000 Bitcoin gli sono valsi più di 885.000 dollari grazie ai quali, dopo aver convertito la moneta elettronica in valuta locale, ha potuto acquistare un’abitazione in un rinomato quartiere di Oslo.
Bitcoin è comunque un ottimo mezzo di pagamento che in futuro potrebbe essere destinato ad affermarsi su scala globale, soprattutto se i cosiddetti “over-the-top” come Google ne dovessero abbracciare l’utilizzo.
Chi vende accettando pagamenti Bitcoin, infatti, eviterà di versare commissioni alle società di gestione delle carte di credito ed avrà il denaro (seppur poi da convertire in altra valuta) in maniera pressoché istantanea. L’acquirente, da parte sua, potrà invece trasmettere denaro senza preoccuparsi della questione della “fiducia” sul venditore: nessun dato che lo riguarda potrà essere tratto per sé da chi commercializza un prodotto od un servizio.
Forti scossoni ma il controvalore di Bitcoin sempre aumentare
Il controvalore di una singola moneta Bitcoin è fissato dal mercato e dato che il numero di monete attualmente in circolazione è ancora contenuto, l’estrema volatilità è all’ordine del giorno.
La tendenza verso valori di cambio in continua crescita è comunque sostenuta dal sempre maggior numero di utenti che stanno utilizzando Bitcoin. Un aumento di qualche ordine di grandezza nel numero complessivo di utenti può far schizzare verso vette mai viste il valore del singolo Bitcoin.
C’è comunque un limite ed è stato proprio l’autore del sistema Bitcoin ad imporlo prevedendo una curva che tende asintoticamente al limite di 21 milioni di monete da qui al 2140 (vedere questo grafico).