Parte dallo stato dell’Illinois (USA) la prima class action nei confronti di Microsoft per le politiche di aggiornamento a Windows 10.
L’accusa è quella di aver obbligato gli utenti di Windows 7 e Windows 8.1 a effettuare l’aggiornamento a Windows 10 col risultato che, in alcuni casi, i sistemi sono risultati inavviabili o hanno mostrato evidenti problemi (sia in termini di stabilità che di performance).
Il caso è ormai noto: il meccanismo di aggiornamento automatico a Windows 10, che è stato distribuito sui sistemi Windows 7 e Windows 8.1 attraverso Windows Update – e più volte modificato -, a ridosso del primo anno dal momento del rilascio dell’ultima versione del sistema operativo Microsoft, è divenuto sempre più “pressante”.
Le contestazioni si concentrano su una delle ultima versioni del sistema di aggiornamento che presentava con due soli pulsanti: Aggiorna adesso o Aggiorna stanotte.
Cliccando sulla “X” in alto a destra, molti utenti hanno ritenuto di poter ignorare l’avviso e posticipare così l’installazione di Windows 10. In realtà, anche se non esplicitamente specificato, la semplice chiusura della finestra implicava comunque l’accettazione dell’aggiornamento a Windows 10.
Nella class action non viene espressamente quantificata l’entità del risarcimento danni richiesto: spetterà al giudice valutare il quadro complessivo e fare le valutazioni del caso.
Ad oggi Aggiornare a Windows 10 è ancora possibile senza sborsare un centesimo, nonostante l’offerta di upgrade gratuito da Windows 7 e Windows 8.1 a Windows 10 si sia ufficialmente conclusa a fine luglio 2016.