Con un provvedimento datato 30 marzo 2023, il Garante per la protezione dei dati personali ha prescritto a OpenAI, società sviluppatrice di modelli generativi utilizzabili nelle applicazioni di intelligenza artificiale, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati per gli utenti italiani facenti uso del chatbot ChatGPT.
Come risposta alle osservazioni pervenute dal Garante, OpenAI ha deciso di bloccare l’accesso a ChatGPT dall’Italia per avviare una serie di confronti con l’Autorità italiana nei giorni successivi.
Già sappiamo che è possibile continuare a usare ChatGPT in Italia, gratis, eludendo il blocco imposto: è ad esempio sufficiente servirsi di una VPN. Adesso, però, sembra che il cielo si stia schiarendo.
Il Garante ha infatti comunicato che la limitazione provvisoria al trattamento imposta nei giorni scorsi potrà essere rimossa se OpenAI adotterà entro il 30 aprile 2023 le misure richieste. Il provvedimento dell’11 aprile 2023 stabilisce una serie di condizioni che gli sviluppatori di ChatGPT sono tenuti a rispettare.
Il Garante italiano ha chiesto a OpenAI di implementare un’adeguata informativa “in cui siano illustrate modalità e logica alla base del trattamento dei dati necessari al funzionamento di ChatGPT nonché i diritti attribuiti agli utenti e agli interessati non utenti“. Abbiamo visto cosa può succedere con l’inserimento di dati personali su ChatGPT.
L’informativa, spiega il Garante, deve essere resa in modo chiaro ed evidente prima della registrazione al servizio e sempre in questa fase è necessario chiedere conferma dell’età dell’utente.
Per gli utenti già registrati su ChatGPT, l’informativa deve essere comunque esposta e OpenAI deve implementare un meccanismo di verifica dell’età, chiamato “age gate“, che non permetta l’uso del servizio da parte dei minorenni sprovvisti del consenso genitoriale e dei minori di anni 13.
OpenAI dovrà inoltre rimuovere le basi contrattuali per la raccolta dei dati personali limitandosi invece a dichiarare l’utilizzo dei dati conferiti dagli utenti sulla base del principio di accountability, sul consenso o sul legittimo interesse.
Gli interessati che rilevassero la generazione di informazioni non veritiere da parte dell’intelligenza artificiale o comunque dati che possono risultare in qualche modo lesivi per la propria persona, potranno richiedere a OpenAI di rettificarli o cancellarli usando una procedura guidata.
OpenAI deve inoltre consente a chi non è utente del servizio, di esercitare il diritto di opposizione rispetto al trattamento dei loro dati personali: in altre parole, un soggetto terzo può chiedere alla società statunitense di non comparire per nessun motivo negli output generati da ChatGPT e proposti agli utenti.
Entro il prossimo 15 maggio, OpenAI dovrà infine promuovere una campagna di informazione su radio, televisione, giornali e Web per informare le persone sull’uso dei loro dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi adoperati dai modelli generativi.
L’Autorità italiana verificherà la corretta implementazione di tutte le misure prescritte e continuerà nell’accertamento di eventuali ulteriori violazioni.