Arrivano nuove conferme ufficiose: sarebbe stata la società israeliana Cellebrite ad aiutare l’FBI a sbloccare l’iPhone 5C di uno degli attentatori responsabili della strage di San Bernardino, in California (vedere FBI sblocca l’iPhone dei terroristi di San Bernardino).
Al momento non ci sono indizi sulle metodologie effettivamente usate dal team di esperti per sbloccare l’iPhone del terrorista Syed Rizwan Farook.
Certo è che “l’attacco” è andato a buon fine perché, sia nel caso in cui fosse stato usato un espediente hardware che un exploit lato software, Farook ha impostato una password “debole”, un codice di sblocco numerico di quattro cifre (PIN).
Nell’articolo Come fa l’FBI a sbloccare l’iPhone senza l’aiuto di Apple? abbiamo pubblicato alcune ipotesi.
Secondo il ricercatore Jonathan Zdziarski, esperto di ricerche forensi, se fosse stato usato un attacco hardware soltanto i dispositivi Apple dotati di processore A6 potrebbero essere “aperti”. Lo sblocco dei nuovi dispositivi dotati della Secure Enclave, invece, richiederebbe tecniche notevolmente più avanzate (per i dettagli tecnici, vedere l’articolo Apple potrebbe sbloccare l’iPhone 5C di San Bernardino).
Nel caso in cui fosse stato adoperato un exploit software, l’attacco potrebbe essere possibile anche con i modelli di iPhone di più recente fattura.
In ogni caso, secondo Apple, già una password alfanumerica di 6 caratteri implicherebbe un attacco brute force della durata di cinque anni e mezzo.
Quanto ha pagato l’FBI a Cellebrite per violare l’iPhone 5C dell’attentatore di San Bernardino?
Cellebrite è la stessa azienda cui si erano rivolti gli inquirenti italiani, a suo tempo, per sbloccare l’iPhone 5 di proprietà di Alexander Boettcher, recentemente condannato, di nuovo, per le aggressioni con l’acido ai danni degli ex della sua amante.
La polizia italiana avrebbe speso appena 1.500 euro per ottenere da Cellebrite il supporto necessario per lo sblocco dell’iPhone 5 di Boettcher.
Secondo Zdziarski, l’FBI potrebbe invece avere investito qualcosa come 218.000 dollari per ricevere “i servigi” di Cellebrite.
Che la somma sia stata versata a fronte dello sblocco del solo iPhone di Farook non è dato sapere. Ciò che è certo è che il bonifico c’è stato (è documentato in forma ufficiale), lo stesso giorno dell’annuncio da parte dell’FBI circa il raggiungimento dell’obiettivo prefisso.
Il caso dell’italiano Leonardo Fabbretti: Cellebrite si offre di collaborare, gratis
Nei mesi scorsi, il folignate Leonardo Fabbretti aveva ripetutamente chiesto l’aiuto di Apple per sbloccare l’iPhone del figlio, deceduto dopo una dura lotta contro il cancro.
Fabbretti ha purtroppo perso il figlio, Dama, all’età di 13 anni dopo una serie di interventi chirurgici e di trattamenti chemioterapici che non hanno sortito l’effetto sperato.
Il desiderio è quello di un padre che vorrebbe fortissimamente recuperare i ricordi della vita di suo figlio, celati all’interno del suo iPhone 6. “Non negatemi i ricordi di mio figlio“, ha scritto Fabbretti rivolgendosi a Tim Cook, CEO di Apple. Ha spiegato anche che Dama aveva autorizzato la sua impronta digitale ma l’utilizzo di tale strumento non è stato sufficiente per lo sblocco del telefono a distanza di diversi giorni dalla morte del figlio.
Stando a quanto riporta l’agenzia AFP, Cellebrite si sarebbe offerta di aiutare gratuitamente Fabbretti, nel tentativo di sbloccare l’iPhone di suo figlio.
Riferendosi ad Apple, Fabbretti osserva: “loro sono stati comprensivi, dispiaciuti, ma irremovibili“.