Quante volte vi è capitato di trovarvi in difficoltà perché vi siete dimenticati di ricaricare la batteria del vostro smartphone prima di uscire?
Quando si è lontani da casa o dall’ufficio e l’autonomia residua della batteria comincia a scarseggiare non è facile trovare una presa elettrica a muro nelle vicinanze, soprattutto se non si ha con sé il caricabatterie.
Quali strumenti si possono quindi usare per caricare il telefono senza caricabatterie originale quando non si è nelle condizioni di utilizzarlo?
Cominciamo dalle “basi”: ogni caricabatterie o adattatore AC/DC dispone di una “targa” ossia di un’etichetta contenente le informazioni sulle caratteristiche del dispositivo. Si tratta delle informazioni sui profili di tensione e corrente supportati in ingresso e in uscita. Quelli in uscita permettono anche di calcolare la potenza (Watt) che il caricabatterie è in grado di erogare ai dispositivi collegati a vale (la formula è la ben nota V x A = W).
La targa è solitamente stampata, insieme con i dati in essa contenuti, sul corpo del caricabatterie.
Per ricaricare la batteria dello smartphone così come di qualunque altro dispositivo si dovrebbe sempre utilizzare un caricabatterie con il medesimo valore di tensione del caricatore originale.
Con il valore espresso generalmente in milliampereora (mAh) viene indicata la capacità di carica delle batterie utilizzate negli smartphone.
Se la batteria fosse da 5.000 mAh e il telefono assorbisse in media 250 mA durante il suo funzionamento allora l’autonomia stimata sarebbe dell’ordine delle 20 ore.
Sugli smartphone Android provate a installare l’app gratuita Ampere: dopo averla avviata vedrete con che “ritmo” (mA) la batteria si sta scaricando.
Allo stesso modo, collegando il caricabatterie con lo smartphone, Ampere mostra l’andamento della fase di ricarica.
Usare un caricabatterie diverso da quello originale. Quando si fosse lontani da casa o dall’ufficio, è possibile utilizzare o farsi prestare un caricabatterie diverso da quello originale. L’importante è verificare i valori targa e controllare che il caricabatterie supporti un profilo compatibile con il proprio smartphone.
Con il connettore USB-C tutto è diventato più semplice da gestire e dal momento che i caricabatterie, come detto, supportano più livelli di tensione in uscita la maggior parte dei dispositivi e in particolare delle batterie integrano un circuito che si occupa di regolare la tensione d’ingresso e previene situazioni di sovraccarico.
Se un valore basso in termini di amperaggio rispetto al caricabatterie originale tende ovviamente ad aumentare i tempi di ricarica mentre uno maggiore permette di ridurre le tempistiche, valori di tensione non consentiti possono infatti portare al danneggiamento della batteria.
Al collegamento del caricabatterie il dispositivo e il caricatore avviano una “negoziazione”: lo smartphone indica “quanta tensione” e “quanta corrente” può gestire in ingresso; il caricabatterie fornisce l’energia richiesta con tensioni e correnti concordate.
In un altro articolo abbiamo visto se e quando i caricabatterie USB-C sono intercambiabili e se quindi possano essere adoperati con qualunque dispositivo.
Va tenuto presente che se si fosse abituati a ricaricare il dispositivo velocemente con la ricarica rapida caricabatterie di terze parti verosimilmente non sono compatibili con la tecnologia per la ricarica rapida usata dal produttore.
In questi casi la ricarica rapida non si attiva, caricabatterie e telefono negoziano un profilo standard in termini di tensione/amperaggio e in ultima analisi lo smartphone si carica lentamente.
Usare il notebook o un sistema desktop per alimentare lo smartphone. Se ci si trovasse in viaggio è possibile servirsi della porta USB del notebook per ricaricare la batteria di uno smartphone. Tenendo ferma la tensione di 5V, l’intensità della corrente in uscita sulle porte USB 1.0 e 2.0 del computer è pari a 0,5 A mentre le porte USB 3.0 consentono di erogare fino a 0,9 A quindi fino a 4,5 W di potenza. Poca cosa, ma in condizioni di necessità è possibile alimentare lo smartphone per concludere un’operazione ed evitare la completa scarica della batteria.
I notebook che usano il connettore USB-C anche per la ricarica della batteria oggi supportano generalmente anche USB-PD (USB Power Delivery) ovvero il protocollo che permette un’uscita fino a 20V/5A (100W).
Se la batteria del notebook fosse sufficientemente carica o il portatile fosse connesso alla rete elettrica si può alimentare senza problemi lo smartphone connesso via USB. Le stesse considerazioni valgono ovviamente per un PC desktop.
Usare un power bank I power bank non sono altro che batterie portatili, generalmente dal design leggero e compatto, che permettono di ricaricare la batteria dello smartphone in caso di necessità: basta collegare il cavo USB ed il gioco è fatto.
Quando si sceglie un power bank oltre alla sua capacità (ad esempio 10.000 o 20.000 mAh) è bene far ricadere l’attenzione preferibilmente sui dispositivi realizzati da produttori noti e apprezzati. Vanno inoltre selezionati power bank che supportano la ricarica rapida o il protocollo USB-PD: in questo modo si può beneficiare di un dispositivo completamente carico in poche ore senza doverlo lasciare sotto carica un’intera nottata.
I power bank capaci di alimentare anche i notebook offrono la possibilità di regolare la tensione in uscita e di conseguenza la potenza erogata.
Usare un caricabatterie per auto o un avviatore. La presa accendisigari presente in ogni vettura (nelle auto più vecchie ne è prevista una sola; in quelle più nuove ce n’è una seconda generalmente installata dinanzi ai sedili posteriori) è in grado di erogare ben 10A con una tensione di 12V.
In commercio esistono molteplici caricabatterie per auto USB che supportano, come nel caso dei power bank, la ricarica rapida e USB-PD.
Ovviamente i sistemi di ricarica rapida non sono tra loro compatibili e interoperabili quindi è necessario acquistare un caricatore compatibile con il dispositivo in proprio possesso.
Qualcomm Quick Charge, MediaTek Pump Express, Oppo VOOC, OnePlus Dash Charge, Huawei SuperCharge, Samsung Adaptive Fast Charging (Quick Charge adattata da Samsung ai suoi SoC Exynos) e Motorola Turbo Charge sono tra le più famose soluzioni di ricarica rapida. In mancanza di un accordo tra le aziende, il sistema di un produttore non può essere usato con il dispositivo di un altro.
Tanti avviatori per auto altrimenti noti come booster integrano una o più porte USB che permettono la ricarica di dispositivi elettronici come gli smartphone. Essi agiscono esattamente come i power bank e se normalmente un booster viene impiegato per avviare un’auto con batteria scarica, l’energia immagazzinata può anche alimentare uno smartphone.
Usare la ricarica a celle solari Mettete da parte tutti quei dispositivi di ricarica che dispongono di pannelli solari di piccole dimensioni: non sono sufficienti neppure per uno smartphone di vecchia generazione.
Un caricatore solare come quello disponibile su Amazon Italia può invece fare al caso vostro perché offre un’efficienza fotoelettrica che si attesta intorno al 24% ed è formato da quattro pannelli di buone dimensioni. Una versione è da 30W, l’altra da 120W, utile anche per alimentare un portatile.
Usare la ricarica wireless, magari in auto. La ricarica wireless è una tecnologia che permette di ricaricare la batteria dello smartphone su distanze molto brevi senza l’uso cavi.
Il vantaggio della ricarica senza fili è che è più veloce e più facile da usare dato che l’utente non deve neppure attaccare e staccare il cavetto di ricarica dal caricabatterie che molti utenti tendono a mantenere sempre collegato alla presa elettrica a muro.
Nel caso della ricarica wireless, infatti, basta appoggiare il dispositivo sopra una base che a sua volta va comunque collegata a una presa a muro.
Abbiamo volutamente lasciato per ultima la ricarica wireless perché per chi è in viaggio e si ritrova con una batteria quasi scarica il suo utilizzo è di fatto impossibile. A meno di non disporre di un moderno veicolo compatibile con lo standard Qi.
Ci sono vari standard per la ricarica wireless, tutti rivali l’uno rispetto all’altro. Il più popolare è Qi che è supportato dai principali produttori di dispositivi mobili.
Apple ha incluso la ricarica wireless sui suoi iPhone dall’8 in avanti; Samsung e Google (con i suoi smartphone Pixel) l’hanno fatto per anni. Una vasta gamma di caricatori wireless Samsung che funzionano con tutti i telefoni supportano lo standard Qi. Più recentemente OnePlus, Motorola e Huawei hanno tutti incluso il supporto per la ricarica wireless nei loro prodotti.
Usare una cover con batteria integrata. In commercio sono disponibili tante cover per smartphone con batteria integrata.
Gran parte dei modelli, a meno che non si voglia esagerare aggiungendo peso e spessore al telefono, permettono di proteggere lo smartphone acquistato aggiungendo una batteria accessoria.
La cover con batteria è disponibile sia per iPhone che per molti modelli di smartphone Android.
Il principale vantaggio deriva dal fatto che non è necessario collegare alcun cavetto USB per attivare l’utilizzo della batteria accessoria in situazioni di necessità. La batteria contenuta nella cover si collega infatti direttamente con il telefono.
Così come avviene per i power bank, la cover con batteria va ricaricata quando siamo in prossimità di una presa elettrica a muro. Non è però necessario usare un doppio connettore o un caricabatterie separato: quando la ricarica dello smartphone sarà completa inizierà a caricarsi la batteria della cover.
Non è comunque una soluzione che prediligiamo perché, come accennato, contribuisce ad aumentare peso e spessore dello smartphone. Alcuni modelli tendono inoltre a scaldare contribuendo ad aumentare il calore prodotto dal telefono in sé con tutto ciò che ne consegue (i.e. fenomeni di thermal throttling).
È una buona idea tenere due batterie così vicine soprattutto se si utilizzano tecnologie di ricarica rapida? A nostro avviso no.
Durante la fase di ricarica, infatti, il dispositivo e il caricabatterie raggiungono talvolta temperature elevate al tatto. È normale soprattutto se la temperatura ambientale è di per sé elevata o se si sta sfruttando la ricarica rapida o wireless.
Quando la temperatura supera un valore soglia, tuttavia, vengono poste in essere misure atte a ridurre le potenze in gioco o a sospendere temporaneamente la ricarica. Da qui è facile concludere come l’idea di affiancare due batterie non sia proprio il massimo.