Quando si attiva un abbonamento Internet che prevede la fornitura del servizio di connettività in fibra ottica FTTH (Fiber-to-the-Home) ciò che viene installato a casa o in ufficio è un elemento che si chiama “borchia”.
Diversamente rispetto a quanto accade(va) con ADSL in cui tutta la tratta dalla centrale è al modem router dell’utente è in rame (il segnale viene generato dagli apparati DSLAM fisicamente collocati in centrale) e allo schema FTTC (Fiber-to-the-Cabinet) in cui la fibra ottica arriva fino a un armadio stradale nelle vicinanze delle utenze da servire (la rete secondaria ovvero quella che collega l’armadio con ciascuna unità immobiliare è in rame) con FTTH tutto il cavo è in fibra ottica e arriva proprio fino al router dell’abbonato.
E se le performance con le tecnologie xDSL sono fortemente legate da parametri come rapporto segnale-rumore, attenuazione (distanza dalla centrale o dall’armadio stradale) e diafonia con FTTH tutto viene superato.
I nostri lettori ricorderanno certamente che per una vecchia ADSL 5 chilometri sono più o meno il limite per l’erogazione del servizio e la ricezione del segnale (l’attenuazione è dell’ordine dei 60 dB), nel caso delle connessioni FTTH link della stessa lunghezza attenuano appena 1 dB.
La borchia fibra ottica può essere considerata come il punto più a valle di una rete FTTH: si presenta di solito come una piccola scatola che rappresenta il punto di terminazione all’interno dell’unità immobiliare.
Proprio sulla borchia ottica i tecnici dell’operatore di telecomunicazioni con il quale si è stipulato il contratto di abbonamento provvedono ad attestare il cavo fibra proveniente dall’esterno e in particolare dal PTE (Punto di Terminazione di Edificio) o ROE (Ripartitore Ottico di Edificio).
Il PTE o ROE è di solito posizionato a pochi metri di distanza dall’edificio da servire con il collegamento in fibra ottica. Talvolta viene installato nei locali tecnici dell’unità immobiliare (spesso dove ci sono i contatori, negli scantinati), altre volte è posto su una parete esterna.
Ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato a come fa la fibra Open Fiber ad arrivare fino in casa o in ufficio e nell’approfondimento su cos’è FiberCop.
Cos’è la borchia ottica e perché è necessaria
La borchia ottica è l’oggetto, all’interno dell’abitazione o dell’ufficio, che accoglie il cavo fibra in ingresso.
All’uscita della borchia viene collegata una bretella di cavo in fibra ottica che dall’altro lato viene connessa all’ONT (Optical Network Terminal), un dispositivo che elabora il segnale ottico e lo converte in un segnale elettrico comprensibile al router collegato a valle.
La connessione tra ONT e router avviene infatti utilizzando un cavo Ethernet RJ-45 adeguato (preferibilmente Cat-6) e porte Gigabit Ethernet da entrambi i lati per non creare colli di bottiglia.
Se la connessione in fibra fosse a 1 Gbps bastano porte GbE ed eventualmente un cavo Cat-5e ma se permettesse di raggiungere 2,5 Gbps o addirittura 10 Gbps con XGS-PON bisogna usare cavi Ethernet Cat-6 e porte 2,5 GbE o 10 GbE.
Difficilmente si raggiungeranno le performance presentate nella documentazione commerciale: ne parliamo nell’articolo sul perché la fibra FTTH non va a 1 Gbps ma in ogni caso non è sensato introdurre elementi che possono limitare le prestazioni ottenibili.
In alcuni casi, soprattutto quando ciò è previsto dall’operatore, la borchia può essere connessa direttamente al router senza ONT mediante la bretella in fibra ottica. Il router viene infatti fornito con un modulo SFP (Small form-factor pluggable transceiver) che si occupa di convertire il segnale luminoso in elettrico.
Alcuni router con modulo SFP integrato o con uno slot in grado di ospitare una “cartuccia” SFP (da acquistare a parte) hanno un problema: tendono a scaldare molto generando problemi in termini di stabilità della connessione e a lungo termine anche di funzionamento. Ciò non è sempre vero ma è bene muoversi con i proverbiali piedi di piombo documentandosi prima sul comportamento rilevato con ciascun dispositivo.
La borchia ottica solitamente non può essere rimossa e sostituita con soluzioni “fai da te” perché è studiata affinché il cavetto in fibra inserito al suo interno segua percorsi specifici rispettando i corretti raggi di curvatura (che sono tra l’altro codificati a livello di norme CEI).
Le fibre ottiche sono molto delicate ed è facile ritrovarsi con un cavo in fibra ottica rotto: lo sanno bene quegli utenti che lasciano la bretella che collega la borchia con ONT oppure router troppo vicina a tavoli con spigoli vivi oppure coloro che vivono in compagnia di simpatici animali domestici (gatti e cani che si “divertono” a mordere il cavetto). In commercio esistono tanti cavi in fibra ottica di diverse lunghezze per realizzare la bretella finale o sostituirla nel caso in cui dovesse risultare danneggiata (anzi, consigliamo di avere un cavetto di scorta per ogni evenienza).
Il tecnico dell’operatore di telecomunicazioni deve inoltre installare un riflettore ottico all’interno o all’esterno della borchia per completare il collaudo della linea.
Tale elemento, che visualmente somiglia molto a un semplice connettore fibra, viene utilizzato per consentire il rilevamento della posizione dell’utente-abbonato da parte degli apparati a monte e confermare l’attivazione.
Esistono in commercio alcune borchie ottiche a incasso progettate per l’installazione nelle classiche scatole 503 oppure design a cornice che consentono di attestare la terminazione in fibra sotto le placche delle prese elettriche a muro che tutti conosciamo. Questo tipo di soluzioni non sono però generalmente utilizzate da chi è incaricato all’attivazione di una connessione FTTH che si limita alla corretta installazione della borchia ottica.
Alcune borchie presentano anche una porta RJ-11, RJ-45 o entrambe. A cosa servono queste porte se dalla borchia si diparte l’ultimo tratto di cavo in fibra che va all’ONT o al router? Semplice. Si tratta di porte che consentono di collegare l’impianto telefonico di casa (il classico doppino in rame) effettuando il cosiddetto ribaltamento delle prese telefoniche oppure di collegare il cavo Ethernet dell’ONT e portarlo, attraverso le canalizzazioni a muro, al router posto in un ambiente completamente diverso e quindi anche molto lontano dalla borchia ottica.
Di solito gli operatori installano la borchia ottica entro 5 metri di distanza dal punto in cui entra il cavo in fibra: di solito è lo stesso punto dove prima accedeva o continua a essere presente il doppino in rame proveniente dalla strada.
È possibile richiedere un prolungamento linea che in alcuni casi viene addebitato al cliente da parte dell’operatore. Alcuni fornitori di connettività FTTH hanno questa voce a listino quindi è bene eventualmente consultarlo e fare presente il proprio interesse per il prolungamento linea al momento della stipula del contratto.
Il cavo in fibra ottica può essere fatto scorrere in qualunque canalizzazione (ad esempio corrugati e scatole) perché non il suo corretto funzionamento non è in alcun modo influenzato dalla presenza di cavi elettrici, telefonici e TV né induce alcun tipo di campo elettromagnetico non essendo ovviamente attraversato da corrente elettrica.