Nel corso di un evento organizzato annualmente da Credit Suisse, il CEO di Intel, Bob Swan, ha illustrato alcuni suoi punti di vista. Il ritorno in grande stile di AMD è ormai ben noto così come sono palesi le difficoltà dell’azienda di Santa Clara nel soddisfare la crescente domanda di processori: Intel si scusa perché non riesce ancora a soddisfare la domanda di processori.
Per Swan, tuttavia, sarebbe ormai inutile e controproducente guardare a quel 90% delle quote di mercato che deteneva Intel fino a qualche anno fa. Tentare di difendere strenuamente quelle posizioni – sempre secondo il numero uno dell’azienda – limiterebbe le opportunità di crescita in maniera significativa.
L’obiettivo dovrebbe essere invece quello di diversificare gli investimenti di Intel facendo sì che la società non guardi più al 90% del mercato delle CPU quanto al 30% del mercato globale dei dispositivi in silicio: quindi non soltanto CPU ma anche GPU, FPGA, ASIC e intelligenza artificiale.
Con le nuove schede grafiche dedicate Xe, Intel sta gettando un seme per guardare proprio nella direzione indicata da Swan: Schede grafiche dedicate Intel Xe in tre versioni: dal gaming al supercomputing.
Il mercato dei semiconduttori attualmente vale circa 288 miliardi di dollari e Intel aspira a mantenerne circa 86 miliardi sotto il suo ombrello.
Primi processori Intel a 7 nm a fine 2021: cosa non ha funzionato in vista del passaggio ai 10 nm
In un “botta e risposta” costellato da quesiti spinosi, Swan ha risposto a una domanda sul perché Intel si è trovata nella posizione di perdere una rilevante fetta di mercato a vantaggio di AMD per quanto riguarda il segmento delle CPU non riuscendo neppure a soddisfare la domanda.
Swan ha iniziato col confermare che la domanda di CPU per sistemi desktop, notebook e server è cresciuta molto più velocemente di quanto atteso. Il CEO di Intel ha ammesso che tanti sforzi sono stati destinati alla produzione di modem per smartphone (con l’accordo con Apple che è poi sfumato) mettendo l’azienda nell’incapacità di concentrarsi sul passaggio ai 10 nm.
L’azienda avrebbe inoltre perseverato un po’ troppo nel tentare di tenere viva la cosiddetta legge di Moore: La legge di Moore è ancora valida? Nature ne celebra la fine. E mentre Jim Keller (padre delle CPU AMD Ryzen, ora nelle fila di Intel) ritiene che non sia morta e che la legge possa tornare in auge seppur in una veste parzialmente rivista (vedere La legge di Moore non è morta. Jim Keller: balzo in avanti in termini di IPC per le CPU Intel), Swan ha dichiarato che con la transizione da 14 a 10 nm si sarebbe fissato un limite troppo ambizioso.
Già passare da 22 a 14 nm ha portato all’utilizzo di un fattore di scala 2,4 spingendosi sempre più vicini ai limiti fisici del silicio in termini densità dei transistor. Per la transizione dai 14 nm ai 10 nm, il fattore di scala è stato addirittura pari a 2,7.
Ecco perché, spiega ancora Swan, nel passaggio dai 10 ai 7 nm si tornerà ad avvicinarsi alla curva disegnata dalla legge di Moore lavorando su un raddoppio della densità.
E questa volta il numero uno di Intel ha confermato che i primi processori a 7 nm saranno presentati durante l’ultimo trimestre 2021.
Swan ha dichiarato inoltre l’azienda prevede di raggiungere i 5 nm (paragonabili ai 3 nm di TSMC) entro la seconda metà del 2024.