Continua ad infuriare la polemica sulla decisione di Apple di non ottemperare ad un ordine di un giudice federale statunitense che aveva prescritto all’azienda di Cupertino lo sblocco di un iPhone appartenente ad uno degli attentatori di San Bernardino.
La vicenda è ormai ben nota; ne abbiamo parlato in due nostri articoli nei giorni scorsi:
– Apple potrebbe sbloccare l’iPhone 5C di San Bernardino
– Apple si oppone al governo USA: non forzerà l’iPhone degli attentatori di San Bernardino
Dopo aver ricevuto “l’appoggio” del numero uno di Google, Sundar Pichai, Apple viene oggi “scaricata” da Bill Gates, fondatore e presidente onorario di Microsoft.
Nel corso di un’intervista rilasciata al Financial Times, Bill Gates ha esortato Apple a venire incontro alle richieste dell’FBI.
Gates ha spiegato che questo è “un caso particolare” che non porterebbe alla creazione di alcun precedente pericoloso per la privacy ed i diritti fondamentali dei cittadini.
La richiesta di aiuto proveniente dagli inquirenti “non è diversa da una richiesta rivolta a una società telefonica o a una banca“, sostiene ancora Gates.
Questa volta la decisione di Apple potrebbe sempre più apparire una crociata “di marketing”. Nelle dichiarazioni al vetriolo dell’amministratore delegato Tim Cook, infatti, non v’è alcuna traccia delle specificità tecniche relative al dispositivo del terrorista che l’FBI chiede venga sbloccato.
In effetti, nell’ordine recapitato ad Apple non è richiesto di inserire una backdoor, come invece sostiene Cook, né di trasferire informazioni sensibili sul funzionamento dei dispositivi col simbolo della Mela.
Nel caso dell’iPhone 5C appartenente ai terroristi, che è pure sprovvisto della cosiddetta Secure enclave, un attacco brute force – mano a mano che trascorrono i giorni – appare tutt’altro che impraticabile ed effettuabile presso le strutture Apple, senza ingerenze provenienti dall’esterno.
Un sondaggio del Pew Research Center conferma che più della metà degli americani (51%) hanno un’opinione simile a quella espressa da Bill Gates. Solamente il 38% è d’accordo con la posizione di Apple mentre l’11% non si esprime.