Si apprende in queste ore che Telecom ha presentato formale ricorso al TAR chiamando in causa AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), Ministero per lo Sviluppo Economico e Infratel.
L’ex monopolista contesta le modalità con cui saranno assegnati i diritti di utilizzo delle reti di nuova generazione che saranno realizzate nelle aree bianche, le cosiddette aree a fallimento di mercato.
Infratel è la società pubblica incaricata dal Ministero alla pubblicazione dei bandi e alla gestione delle gare volti all’assegnazione degli appalti per la realizzazione delle reti a banda ultralarga nelle aree del Paese sino ad oggi afflitte dal problema del digital divide.
I primi due bandi pubblicati da Infratel (vedere Aree a fallimento di mercato: chi porterà la banda ultralarga e Banda ultralarga, secondo bando per le aree bianche), prevedono un investimento statale pari al 100%: ciò significa che lo Stato si farà carico delle spese per la realizzazione della rete che, materialmente, sarà costruita dall’operatore che vince la gara. Lo Stato, tuttavia, resterà proprietario della rete e offrirà agli operatori attivi sul mercato il diritto di usare le infrastrutture realizzate per proporre abbonamenti ai clienti finali.
I costi di “noleggio” della rete verranno definiti da Infratel e dovranno essere tali da ripagare i soli costi di manutenzione e di gestione della rete. Inoltre, le tariffe finali per le famiglie e le imprese dovranno essere verificate ex ante, prima della vendita dei servizi, in modo tale da evitare che gli utenti paghino troppo.
Telecom contesta che le regole non prevedono alcun “test di prezzo”. In altre, parole, non si controlla se un operatore terzo sia davvero nelle condizioni di proporre un’offerta commerciale competitiva rispetto all’operatore che ha realizzato la rete ricevendo il contributo statale. Secondo la tesi di Telecom, il soggetto che realizza la rete nell’area a fallimento di mercato risulterebbe più avvantaggiato rispetto agli altri operatori, sempre che abbia una divisione commerciale che si occupa della vendita degli abbonamenti a banda ultralarga ai clienti finali.
L’azienda guidata da Giuseppe Recchi e Flavio Cattaneo in qualità di amministratore delegato chiede quindi l’annullamento della delibera AGCOM (n° 120 del 2016) che stabiliva “le regole del gioco” e del primo bando Infratel per le regioni Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Toscana e Veneto.
Secondo gli analisti, comunque, il primo bando non dovrebbe subire un fermo né dovrebbe bloccarsi la procedura di gara per il secondo “lotto” che interessa le aree bianche di Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e Provincia autonoma di Trento.
Al momento restano ancora escluse dai provvedimenti per il lancio delle aree a fallimento di mercato solamente tre regioni: Puglia, Calabria e Sardegna.
Per avere maggiori informazioni sulle zone d’Italia in cui, nei prossimi mesi, sarà portata la banda larga e ultralarga, suggeriamo la lettura del nostro articolo Banda larga in Italia, dove manca e dove arriverà.