Infratel Italia, società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico, ha effettuato una prima analisi dei dati sulla copertura in banda ultralarga del territorio nazionale forniti dagli operatori di telecomunicazioni.
La nuova consultazione si è conclusa il 31 luglio 2020 e ha permesso a Infratel di avere un quadro puntuale e aggiornato sullo stato della copertura di ciascun numero civico d’Italia.
Le nuove informazioni saranno condivise sul sito del Piano Strategico Banda Ultralarga (BUL) nel corso delle prossime settimane: chiunque potrà controllare se l’indirizzo indicato è coperto da una soluzione di connettività in banda ultralarga ad almeno 30 Mbps in downstream e 15 Mbps in upstream, la tecnologia usata per la copertura, le velocità massime in download e upload, le performance nelle ore di punta e la classe VHCN (Very High Capacity Network) secondo cui vengono classificate le connessioni di rete di nuova generazione secondo le linee guida fissate dal BEREC, o meglio dalla bozza delle stesse.
Le ultime tre informazioni saranno novità dal momento che non vengono al momento esposte pubblicamente nell’attuale versione del sito BUL.
BEREC è acronimo di Body of European Regulators for Electronic Communications: si tratta di un organismo europeo che raccoglie gli enti regolatori degli Stati membri che si occupano di comunicazioni elettroniche.
Cosa sono le reti VHCN (Very High Capacity Network)
Nel documento redatto dal BEREC, le reti VHCN sono definite come quelle costituite interamente da connessioni in fibra ottica o comunque da elementi in fibra almeno fino al punto di distribuzione. Sono anche VHCN quelle reti in grado di fornire, in condizioni di picco abituali, prestazioni di rete simili in termini di larghezza di banda disponibile in downstream, upstream, resilienza, parametri relativi agli errori e la latenza.
Vengono poi fissati dei criteri specifici per definire una rete come VHCN.
Nella bozza del documento elaborato dal BEREC si fa presente che una rete di telecomunicazioni può essere definita VHCN se soddisfa anche soltanto uno dei criteri di seguito illustrati:
- Qualsiasi rete che fornisca un collegamento per l’accesso da postazione fissa basato su fibra ottica almeno fino all’edificio da servire
- Qualsiasi rete che fornisce una connessione wireless con la fibra ottica che arriva fino alla base station
- Qualsiasi rete che fornisca una connessione di linea fissa in grado di assicurare, nelle normali condizioni di picco, servizi agli utenti finali con la seguente qualità di servizio: almeno 1 Gbps in downstream, almeno 200 Mbps in upstream, latenza media uguale o inferiore a 10 ms, disponibilità del servizio uguale o maggiore al 99,9% annuo (e altri parametri)
- Qualsiasi rete che fornisca una connessione wireless in grado di erogare, nelle abituali condizioni di picco, servizi agli utenti finali con la seguente qualità di servizio: almeno 150 Mbps in downstream, almeno 50 Mbps in upstream, latenza media uguale o inferiore a 25 ms, disponibilità del servizio uguale o maggiore al 99,81% annuo (e altri parametri)
A stretto rigore, almeno stando a quanto finora deciso, una VHCN non deve offrire necessariamente 150 Mbps o più e può erogare servizi su fibra o in modalità wireless (FWA, Fixed Wireless Access).
I criteri più interessanti da esaminare sono infatti, a dispetto dei “numeri”, i primi due: la rete in fibra deve arrivare fino all’edificio dell’utente in caso di realizzazioni che interessino edifici con più residenti. In alternativa, nel caso delle reti wireless, la fibra deve arrivare fino alla base station (connessioni FWA).
A seguito della consultazione 2020 con gli operatori Infratel osserva che “l’impiego della tecnologia radio aumenterà in misura considerevole, infatti oltre il 28% dei civici VHCN saranno connessi con tecnologia FWA“.
Certo. Perché nelle zone più difficili da raggiungere o nelle aree ove gli operatori intendano contenere investimenti e costi, la FWA permetterà di offrire una manciata di Mbps.
A meno che i criteri BEREC non cambino, l’operatore dovrà soltanto avere l’accortezza di portare la connessione in fibra fino alla base station.
In molte aree del Paese gli operatori stanno vendendo connettività FWA laddove la base station è servita dalla fibra. Dove invece c’è ad esempio un link radio, invece, prosegue la commercializzazione delle tradizionali ADSL.
Nell’articolo Banda ultralarga: cosa sono le aree bianche, grigie e nere abbiamo richiamato l’attenzione sulla differenza tra aree bianche, grigie e nere.
In attesa che il sito BUL venga aggiornato con i nuovi dati relativi ai singoli numeri civici, gli operatori nel loro complesso hanno attestato che entro la fine 2022 i civici serviti con reti VHCN rappresenteranno oltre il 77% del totale dei civici grigi e neri (a fronte di un dato attuale che vede una copertura al 23,1%). Su tali previsioni di copertura, tuttavia, pesa il dato FWA.
Alla fine del periodo preso in esame (2020-2022), 80.000 civici risulteranno esclusi e saranno ancora in area bianca. Essi “potranno da subito essere oggetto di piani di intervento pubblici“, osserva Infratel.
Entro fine 2022, quindi, secondo gli operatori e sulla base dell’analisi di Infratel, il 77,25% delle connessioni saranno VHCN, il restante 22,37% “NO VHCN”.
Le soluzioni VHCN proposte e già utilizzate dagli operatori sono le seguenti:
- Fibra ottica con architetture FTTH/FTTB (fibra fino all’abitazione o all’edificio o al massimo entro 50 metri) con velocità di connessione 300 Mbps-1 Gbps oppure oltre 1 Gbps
- FWA con fibra fino alla base station (BTS). La BTS rilegata in fibra mentre gli utenti finali accedono in modalità wireless. Tagli fino a 30 Mbps o a salire fino a 1 Gbps.
Le soluzioni “NO VHCN” utilizzate dagli operatori sono le seguenti:
- FWA con BTS non rilegata in fibra. In questo caso la fibra ottica non raggiunge la BTS. Connessioni nell’intervallo 30-100 Mbps.
- Rame. Per l’accesso alla rete si utilizza il classico doppino telefonico in rame. Le velocità di connessione sono assai variabili.
Le slide di sintesi pubblicate da Infratel sono disponibili qui.