A partire da gennaio tutti i dispositivi elettronici dotati di memoria potrebbero costare di più. In uno degli emendamenti alla Legge di Stabilità, in corso d’approvazione, è stato infatti previsto il rincaro del cosiddetto “equo compenso”, la tassa che viene imposta ai produttori ed agli importatori di prodotti elettronici finalizzati alla riproduzione o alla registrazione di contenuti digitali come indennizzo sull’utilizzo e la copia privata delle opere protette da diritto d’autore.
L’equo compenso, che dovrà continuare ad essere versato nelle casse della SIAE e che in parte (nella misura del 30%) sarà conferito agli autori, farà lievitare il costo di qualunque prodotto elettronico. Nel caso di un iPhone da 16 GB, ad esempio, il contributo potrebbe passare a 5,20 euro dai 90 centesimi che si pagavano sino ad oggi. Per i tablet si passerà da 3,20 a 5,20 euro, per i computer da 3,20 a 6 euro.
Le disposizioni sull’equo compenso, introdotte alla fine del 2009 dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi, sono state più volte oggetto di accese polemiche. Motivo del contendere? Chi acquista un DVD masterizzabile, ad esempio, non è detto che lo faccia per salvarvi la copia privata di un’opera protetta dalle norme sul diritto d’autore. L’altro punto più volte criticato è l’esenzione dal pagamento dell’equo compenso per professionisti ed imprese: non avendo titolo, queste figure, per effettuare la cosiddetta “copia privata” perché ugualmente essere assoggettate al versamento della tassa?
L’ANITEC, Associazione Nazionale Industria Informatica Telecomunicazioni ed Elettronica di consumo, auspica che l’emendamento non venga approvato: “se implementata, questa richiesta si trasformerebbe, di fatto, in un costo aggiuntivo che graverebbe sui consumatori e sulle famiglie, generando il concreto rischio di allargare il digital divide italiano“. Fa discutere che, con l’aumento del balzello, si faccia perno sui prodotti dell’industria dell’elettronica e del digitale per favorire quella culturale.