Che la posta elettronica certificata (PEC) sia una prerogativa tutta italiana, un unicum che non ha corrispondenza alcuna all’estero, è cosa oramai pacifica (altrove si continua a usare S/MIME e OpenPGP). Altrettanto acclarata, però, è la sempre più pressante esigenza di attivare un indirizzo PEC per colloquiare con enti pubblica e pubblica amministrazione in generale e la necessità di attivarsi, per imprese e professionisti iscritti ad Albi a fronte degli obblighi di legge.
PEC: cos’è e come funziona
Un messaggio di posta elettronica certificata ha lo stesso valore legale di una raccomandata con avviso di ricevimento: fornisce la prova della data ed ora di invio e di quella di ricezione di un messaggio e, inoltre, dà prova anche del contenuto del messaggio. La comunicazione assume il valore di una raccomandata con ricevuta di ritorno se e solo se i messaggi vengono scambiati tra due indirizzi PEC e non tra un account email di tipo tradizionale e una PEC.
Nonostante la PEC sia uno strumento tutto italiano, gli ultimi dati rilasciati da AgID sull’utilizzo della PEC nel primo bimestre 2018 segnano un nuovo record con 8.168.410 caselle attive e 221.023.300 messaggi scambiati.
Uno sguardo al passato: la PEC gratis per il cittadino non esiste più
Fino a metà dicembre 2014 era possibile, per il cittadino, attivare una casella CEC-PAC PostaCertificat@ attraverso un apposito sito web governativo. L’indirizzo di posta elettronica offerto gratis dal Governo consentiva solo ed esclusivamente le comunicazioni con la pubblica amministrazione.
Le caselle CEC-PAC non permettevano di ricevere e inviare email da e verso account PEC tradizionali: in altre parole, non era possibile, con il proprio account CEC-PAC (che è appunto acronimo di Comunicazione Elettronica Certificata fra Pubblica Amministrazione e Cittadino) scrivere per esempio ad un’azienda privata o ad un professionista dotato di normale casella PEC.
Costata ai contribuenti italiani milioni di euro la CEC-PAC è stata dismessa invitando i possessori di un account ad attivare un indirizzo PEC tradizionale.
PEC gratis attivabile per un periodo di tempo limitato
Già a marzo scorso Aruba, uno dei provider accreditati in grado di attivare e gestire account PEC, aveva tracciato un quadro del fenomeno sottolineando che non solo imprese e professionisti ma anche tanti cittadini stanno chiedendo l’attivazione di un indirizzo di posta elettronica certificata: Posta elettronica certificata popolare anche fra i cittadini e non solo fra professioni e imprese.
A questo indirizzo è possibile scaricare (fonte: AgID) un elenco completo dei gestori PEC.
In tutti i casi, indipendentemente dal provider prescelto, l’indirizzo PEC fornito consente – come già evidenziato in precedenza – non soltanto di dialogare con la pubblica amministrazione ma anche di scambiare messaggi con qualunque altro indirizzo PEC tradizionale di cittadini, professionisti ed aziende italiani.
Per avere un’idea di chi può essere contattato, è possibile fare riferimento al database INI-PEC, costantemente aggiornato, che raccoglie i nominativi di professionisti ed imprese.
Oltre a tali soggetti è ovviamente possibile mettersi i contatto con gli enti pubblici facendo riferimento agli indirizzi pubblicati sul rispettivi siti web oppure in questo database.
Tutte le società sono obbligate ad inserire, nel registro delle imprese, un indirizzo PEC che costituisce il proprio domicilio digitale. Ciò significa che è possibile inviare tramite PEC tutte le comunicazioni (come il recesso da un contratto di abbonamento o la denuncia di un sinistro all’assicurazione) dando così pieno valore alla data e all’ora della comunicazione.
Di solito tutti i fornitori di indirizzi PEC consentono di accedere al contenuto del proprio account sia da web che ricorrendo a un client email (quindi anche da dispositivo mobile).
Un account PEC gratis è ottenibile in alcuni casi per un periodo di tempo limitato dal momento della richiesta:
– Aruba – la casella PEC di base costa 6 euro annui (5 euro in promozione per il primo anno) + IVA.
– Legalmail – Infocert – il servizio base costa 25 euro l’anno + IVA. In prova un indirizzo PEC gratis per 6 mesi.
– Postecert – Poste Italiane – casella PEC da 5,50 euro + IVA/anno.
– Register.it – indirizzo PEC gratis per 6 mesi dalla sottoscrizione. Successivamente il canone di abbonamento è di 25 euro + IVA annui.
Attivazione PEC gratis o a pagamento: un’operazione da non prendere alla leggera
L’attivazione di un indirizzo PEC, anche gratuito, è un’operazione che non dev’essere per nessun motivo presa alla leggera.
Dal punto di vista normativo l’indirizzo PEC può essere a tutti gli effetti utilizzato per l’invio di comunicazioni in forma elettronica sostituendo l’invio, ad esempio, delle classiche raccomandate in forma cartacea.
Qualora si decidesse di attivare un account PEC, o comunque si avesse necessità di farlo per i motivi più disparati, è quindi bene controllarne con regolarità il contenuto.
Se l’indirizzo PEC del cittadino o comunque del contribuente fosse noto alla pubblica amministrazione e agli enti pubblici in generale, potrebbe essere anche utilizzato per la notifica di atti di vario genere.
Un mancato assiduo controllo del contenuto del proprio account PEC potrebbe quindi costare molto caro allorquando, ad esempio, un atto notificato via PEC diventasse esecutivo per mancata impugnazione dell’interessato. Massima attenzione, dunque.
Ricezione di email normali su indirizzi PEC
Alcuni fornitori di indirizzi PEC consentono di fare in modo che la casella possa accettare anche email in ingresso provenienti da account normali (non PEC).
Data l’importanza legata alla ricezione di comunicazioni via PEC, tutti i provider permettono di impostare l’invio di un’email di notifica verso un altro indirizzo di posta e/o l’invio di un SMS sul proprio cellulare.
La casella di posta PEC può essere gestita sia da browser web che da client email.
In questo secondo caso, è possibile aggiungere semplicemente un nuovo account nel software client quindi inserire server di posta in arrivo, server di posta in uscita, nome utente e password per l’accesso all’account PEC.
La ricezione della posta da client email può essere configurata utilizzando o il protocollo POP3 od il protocollo IMAP. Il secondo, rispetto al primo, ha il vantaggio che semplifica l’accesso all’account PEC da più dispositivi, anche in contemporanea.
Tutti i dettagli circa le differenze tra POP e IMAP sono pubblicati nell’articolo Differenza tra POP3 e IMAP: cosa cambia nella ricezione della posta.
Le istruzioni da seguire per configurare l’accesso all’account PEC da client email sono riportate ai seguenti indirizzi:
Aruba: Configurazione POP3/IMAP del client di posta
InfoCert Legalmail
– Configurazione client di posta (Thunderbird)
– Configurazione client di posta (Outlook)
Poste Italiane PosteCert: Configurazione del client di posta
Register.it PEC: Configurazione degli account di posta – accesso via IMAP/POP3
Scaricare i messaggi dall’account PEC
Per scaricare i messaggi PEC, come detto, è possibile utilizzare un normale client email, compresa un’app installata sul proprio dispositivo mobile.
Nell’articolo Controllare e scaricare posta elettronica certificata: i suggerimenti abbiamo visto come prelevare il contenuto della casella PEC mentre nell’approfondimento dedicato all’app Gmail per Android (Come usare Gmail su Android con altri account di posta) abbiamo spiegato come scaricare le mail PEC dallo smartphone o dal tablet ricevendo istantaneamente una notifica al momento del loro arrivo.
Altre caratteristiche della PEC: riservatezza, sicurezza e implicazioni giuridiche
La legge vieta ai gestori della PEC di avere conoscenza del contenuto delle informazioni trasmesse. Su tutti i messaggi PEC, quindi, c’è un vincolo di segretezza, come quello riconosciuto dalla Costituzione per la corrispondenza normale.
La normativa vigente obbliga altresì i gestori dei servizi PEC a verificare che i messaggi non contengano virus e malware in generale. Se un messaggio in arrivo contenesse un malware, questo deve essere dai sistemi del fornitore e non recapitato all’abbonato.
Per quanto riguarda le email tradizionali, se l’altra parte ne disconosce il contenuto, il giudice non può tenere conto dei messaggi di posta elettronica presentati in giudizio. La PEC, di contro, deve essere presa in considerazione in sede di giudizio: il soggetto che l’ha ricevuta non potrà eccepire di non aver ricevuto il messaggio o il suo contenuto, anche se non lo ha letto.
In altre parole, la mancata lettura del messaggio non esclude alcuna responsabilità del ricevente e non può essere addotta come scusante.