Assoprovider, associazione che raccoglie numerosi provider indipendenti, ha deciso di sporgere una denuncia innanzi alla Corte di Conti. Il dito è puntato contro il cosiddetto “beauty contest“, ossia sulla procedura sin qui seguita per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze per la diffusione dei segnali televisivi attraverso il digitale terrestre. Con l’esposto trasmesso alla Corte dei Conti, si legge, Assoprovider mira a “richiamare l’attenzione dell’esecutivo sull’urgenza di ripristinare l’equità per troppo tempo violata nel settore delle telecomunicazioni, in special modo nella gestione dello spettro frequenziale con una rivisitazione che sia immediatamente e realmente equa nei confronti di tutti gli attori“.
Come spiega l’avvocato Fulvio Sarzana di S. Ippolito, uno dei massimi esperti nelle tematiche legate ai diritti fondamentali e rete Internet, Assoprovider suggerisce che la prassi seguita per l’assegnazione delle frequenze abbia arrecato un possibile danno per le casse statali. Sarzana, legale di Assoprovider, aggiunge che “esiste il concreto rischio, in caso di aggiudicazione con gli odierni criteri di gara, che l’assegnazione dei multiplex disponibili, ovvero i pacchetti di frequenze, possano essere concessa, secondo la procedura del cosiddetto “beauty contest” prescelta dal Ministero dello Sviluppo Economico, solo ai soggetti giudicati più meritevoli secondo i parametri imposti dal Ministero dello Sviluppo Economico, senza che sia prevista (secondo quanto riportato da diversi organi di stampa) l’entrata di un solo euro nelle casse dello Stato“.
Va detto che le stime circa i possibili introiti per lo Stato, se l’utilizzo dei sei multiplex fosse oggetto di una gara tra operatori interessati, sono molto variabili: Sarzana parla di 2,4 miliardi di euro mentre nei giorni scorsi sono circolate voci (in riferimento, però, all’intero spettro di comunicazione disponibile) pari a 16 miliardi di euro.
I legali di Assoprovider, comunque, si chiedono perché vi sia stata una difformità di trattamento tra gli operatori attivi nel settore delle telecomunicazioni e “i pochi operatori televisivi già presenti sul mercato” ai quali le frequenze sono state assegnate con una procedura (“beauty contest“) non profittevole per lo Stato dal punto di vista economico. Le frequenze rese disponibili col passaggio al digitale, infatti, sono state concesse a settembre ai vari operatori in gara che hanno partecipato all’asta indetta dal Ministero: 3,9 miliardi di euro la somma ricavata (ved. questo nostro articolo).
Sarzana, per conto di Assoprovider, ha poi trasmesso al Ministero dello Sviluppo Economico un’istanza di ritiro immediato del bando e del disciplinare di gara sollecitando la rinuncia all’espletamento delle procedure di gara basate sul “beauty contest“.