Era l’inizio di agosto 1997 quando sul palco del MacWorld Expo, a Boston, Steve Jobs annunciò una storica collaborazione con Microsoft.
I successi di Apple sono nella memoria di tutti e lo stesso si può dire dei suoi prodotti più iconici come Apple I, Apple II, Apple Lisa, Macintosh e così via. Eppure alla fine del secolo scorso la situazione in cui versava Apple era talmente complessa da comprometterne seriamente la sopravvivenza.
Apple presentò il suo Macintosh nel 1984 rendendolo un fenomeno di vendita assoluto. Il suo prezzo elevato combinato con alcune importanti limitazioni, come il fatto che aveva solo 128 KB di memoria RAM, si riverberò su un calo sostanziale del volume delle vendite a distanza di pochi mesi dal lancio.
L’andamento delle vendite e alcuni problemi interni all’azienda determinarono un duro confronto tra Steve Jobs e John Sculley, amministratore delegato dell’azienda che era stato precedentemente scelto e assunto proprio da Jobs.
Nel 1985 Jobs escogitò un piano per mettere alla porta Sculley ma, a sorpresa, i manager della società si schierarono con quest’ultimo. Jobs fu di fatto esautorato dal consiglio di amministrazione prendendo tutte le funzioni operative e trasferito in un centro aziendale separato, lontano dalla “prima linea”. Stanco di questa situazione e dopo aver masticato amaro, Jobs decise di lasciare Apple nel mese di settembre 1985.
Dopo l’addio di Jobs le misure adottate per migliorare la situazione di Apple si rivelarono efficaci: dal miglioramento delle caratteristiche del Macintosh al suo posizionamento nel mercato del desktop publishing. Gli anni ’90 sono stati però il peggior periodo per Apple, schiacciata dal successo dei PC. E nonostante la diversificazione del catalogo, l’artefice dell’allontanamento di Jobs, John Sculley, finì per lasciare Apple nel 1993. Da quel momento e fino al 1997, la gestione dell’azienda passò nelle mani di Michael Spindler e Gil Amelio.
A metà anni ’90 Apple aveva bisogno di un sistema operativo completamente nuovo. Alla fine del 1996, il progetto che Jobs aveva sviluppato quando aveva abbandonato Apple ovvero NeXT e la sua proprietà intellettuale divennero proprietà della Mela e il cofondatore della società vi rientrò dall’ingresso principale.
Quanto Jobs tornò alle redini di Apple la situazione economica era quasi insostenibile: il precipizio del fallimento era molto vicino. Jobs dovette fare tutta una serie di telefonate in cerca di supporto per garantire la redditività dell’impresa. Riuscì nell’intento che si era prefisso, anche al costo di dover ingoiare qualche rospo.
Quando ricordiamo i discorsi di apertura delle presentazioni (keynote) Apple, con Steve Jobs protagonista, ci vengono in mente eventi pieni di applausi, lodi e un CEO arrembante, esultante e capace di conquistare tutti. Non è stato così quel 7 agosto 1997 al Macworld di Boston: Jobs ricevette applausi ma anche bordate di fischi e plateali contestazioni.
Riguardatevi oggi la registrazione della presentazione Apple dell’agosto 1997: fu quando Microsoft salvò l’azienda di Steve Jobs.
Davanti a una platea incredula Jobs inizia a parlare dell’importanza dei partner, si dirige verso il leggio a lato del palco, beve un sorso d’acqua per prepararsi all’effetto del suo annuncio e afferma che in ambito industriale continuare a usare atteggiamenti distruttivi non porta alcun beneficio, per nessuno.
Jobs spiega di aver analizzato i rapporti di Apple con altre società e che ce n’è una, con la quale gli scambi non sono stati propriamente idilliaci, che rivelerà cruciale. L’attesa, la tensione e, per certi versi, anche il terrore che serpeggiavano in sala potevano essere tagliati con un coltello. Ma Jobs non si spaventa e continua a parlare.
Qual era l’azienda con cui Apple si era accordata? Niente meno che Microsoft. Dopo pochi secondi di iniziale smarrimento, applausi, fischi e commenti vari si sovrappongono.
Microsoft ed Apple si erano impegnate ad accantonare tutte le vertenze in corso in materia di proprietà intellettuale assicurandosi una licenza reciproca, valida almeno 5 anni, per l’accesso ai rispettivi brevetti.
Microsoft si impegnava a proseguire lo sviluppo di Office per la piattaforma Macintosh per almeno 5 anni e Internet Explorer (presente ancora oggi in Windows 11 nonostante il pensionamento decretato dall’azienda di Redmond) sarebbe diventato browser predefinito in Mac OS (qui si sono sollevate notevoli proteste dai presenti in sala), lasciando comunque l’utente libero di scegliere altri prodotti. Le due aziende avrebbero inoltre collaborato sullo sviluppo di Java.
Microsoft investiva inoltre 150 milioni di dollari in cambio di azioni Apple senza alcun diritto di voto e quindi di potere decisionale in consiglio di amministrazione: quest’operazione determinò di fatto il salvataggio di Apple. Potrebbero non sembrare molti soldi oggi, ma nel luglio 1997 il valore di un’azione Apple era di 0,15 dollari contro i 170 dollari odierni.
Jobs annuncia poi un “ospite speciale”: pochi secondi dopo, Bill Gates è apparso sul grande schermo grazie a un collegamento dati satellitare. Quel momento è rimasto fisso nella memoria di molti dei partecipanti all’evento.
Con motivazioni diverse ma con lo scopo comune di salvare dalla scomparsa un marchio così apprezzato come Apple, Steve Jobs chiese aiuto e Bill Gates accettò di offirlo.
Nonostante oggi il rapporto tra le due società sia ancora una volta teso (ricordiamo che Microsoft è stata accusata di essere dietro la richiesta di Epic Games contro Apple), vale la pena ricordare che a quel tempo, e per un certo periodo, Microsoft ed Apple collaborarono spalla a spalla affinché la Mela non cadesse nella polvere.