La battaglia tra Spotify ed Apple in sede di Commissione Europea si profila come uno dei temi più interessanti da seguire in questo 2019.
Nei giorni scorsi il notissimo servizio di streaming di brani musicali on demand ha presentato un esposto dinanzi alle Autorità europee chiedendo il loro intervento per mettere fine al presunto abuso di posizione dominante che starebbe esercitando Apple.
A suonare la carica è stato l’ideatore e il fondatore di Spotify, Daniel Ek, che come abbiamo spiegato nell’articolo Spotify denuncia il comportamento di Apple in sede di Commissione Europea: ecco perché accusa platealmente la Mela di aver orchestrato un meccanismo che favorisce i suoi servizi non offrendo parità di condizioni a quelli sviluppati dalla concorrenza.
A pochi giorni dal lancio (25 marzo) di alcuni nuovi servizi in streaming per facilitare l’accesso da parte degli utenti a contenuti video, anche a pagamento (film e TV show), Apple ha voluto rispondere alle contestazioni avanzate da Spotify con un lungo commento.
Dopo una breve descrizione della storia di iTunes Store e App Store, i responsabili di Apple criticano duramente la mossa di Spotify parlando di mera “retorica”. “Spotify vorrebbe tenere per sé tutti i benefici che derivano dall’ecosistema App Store – compresi gli importanti introiti che arrivano dagli abbonati Apple – senza versare alcun contributo“, si legge nel post della Mela. “E le eccezioni vengono sollevate dopo che Spotify ha utilizzato per anni App Store per far crescere il suo business in maniera imponente“.
Apple accusa Spotify di voler godere dei benefici di un’applicazione gratuita senza essere tale e spiega che ad oggi l’84% delle app pubblicate sullo store non versano alcunché quando vengono scaricate, installate e utilizzate dagli utenti. Questo avviene perché la maggior parte delle app ospitate sull’App Store di Apple sono gratuite, si sostengono attraverso la visualizzazione di banner pubblicitari, gestiscono gli acquisti fuori dalla piattaforma Apple oppure commercializzano oggetti fisici.
Le app come Spotify che usano la piattaforma Apple per gestire gli abbonamenti degli utenti sono tenute a versare il 30% dei ricavi. “Ciò che Spotify si è dimenticata di dire, però, è che ciò avviene solo per il primo anno; dal secondo anno in poi si scende al 15%“.
La Mela osserva anche che la maggior parte degli utenti Spotify utilizza la versione free dell’applicazione (supportata attraverso la visualizzazione di banner pubblicitari) e in questo caso l’azienda non deve versare nulla ad Apple.
Apple aggiunge inoltre che una porzione significativa degli introiti di Spotify arriverebbe dalle partnership con gli operatori di telecomunicazioni: anche in questo caso, nulla è dovuto alla società guidata da Tim Cook.
“Soltanto una piccola parte delle revenue di Spotify è ascrivibile al rapporto di revenue-sharing in essere con Apple. Spotify chiede di addirittura di azzerare questo esborso“, si legge.
Apple spiega che le regole valgono per tutti gli sviluppatori, nessuno escluso, e che la piattaforma App Store offre tutto il necessario per gestire download e installazione delle applicazioni, Spotify compresa. In altre parole, il supporto che Apple offre a Spotify per la gestione degli abbonamenti acquistati attraverso la piattaforma non può essere a costo zero.
Per quanto riguarda le altre accuse mosse ad Apple, la società di Cupertino spiega di aver sempre fornito tutta l’assistenza a Spotify per rendere la loro app compatibile con i vari dispositivi e servizi. “Spotify è oggi l’applicazione più scaricata per Apple Watch” nella categoria “Musica” e i tecnici dell’azienda l’hanno pubblicata sull’App Store seguendo la stessa prassi applicata per qualunque altra applicazione.