Apple è determinata a far la voce grossa a proposito della denominazione “App Store“. Con una denuncia presentata presso la corte federale della California (Stati Uniti), la società della mela ha accusato Amazon di aver fatto uso, in modo non autorizzato, del termine “App Store“. “Amazon ha iniziato a sfruttare impropriamente il marchio App Store di Apple per allestire un programma rivolto agli sviluppatori” che consente di pubblicizzare e vendere le proprie applicazioni attraverso la rete dell’azienda.
Apple, invece, rivendica l’utilizzo esclusivo delle parole “App Store” rimarcando di aver lanciato un servizio similare già nel 2008 ottenendo qualcosa come 10 miliardi di download. “Avevamo chiesto ad Amazon di non copiare il nome App Store perché può ingenerare confusione negli utenti“, ha osservato Kristin Huguet di Apple.
Bocche cucite in Amazon. “Abbiamo l’abitudine di non rilasciare mai dei commenti a proposito di vertenze legali in corso“, ha semplicemente osservato Mary Osako, portavoce della società.
Si apre quindi un nuovo fronte di battaglia a proposito del marchio “App Store” alla cui registrazione, presso l’ufficio brevetti degli Stati Uniti, si è fermamente opposta Microsoft. Il colosso di Redmond sostiene che la denominazione scelta sia troppo generica mentre Apple ha risposto facendo notare come anche Windows, che è comunque un marchio registrato, sia un appellativo egualmente poco caratterizzante (ved., a tal proposito, questi nostri articoli).
Che la mossa di Apple non sia tesa anche a contrastare l’avanzata di una realtà, qual è Amazon, che sembra volersi presto imporre nel campo delle applicazioni per dispositivi mobili e nel promettente segmento dei tablet?