Giornata storica per Apple, quella di ieri. L’azienda di Cupertino, come largamente anticipato da varie fonti nelle scorse settimane (vedere Apple potrebbe presentare il suo primo processore ARM per Mac durante la WWDC 2020), ha confermato che abbandonerà i processori Intel per i Mac di nuova generazione preferendo puntare su SoC basati su architettura ARM progettati in proprio.
Durante la WWDC 2020, i responsabili di Apple hanno innanzi tutto rivelato che i prossimi Mac lanciati sul mercato entro la fine di quest’anno cominceranno a usare processori ARM. Inoltre, gli ingegneri dell’azienda guidata da Tim Cook hanno posto l’accento sul Developer Transition Kit (DTK), uno strumento che aiuterà gli sviluppatori a rendere le applicazioni compatibili con i nuovi SoC ARM.
Apple ha fatto presente che la transizione dai processori Intel ai SoC ARM personalizzati richiederà un paio di anni per poter essere portata a compimento quindi tutti i programmatori che realizzano applicazioni per la piattaforma Mac dovranno adeguarsi in questo lasso di tempo.
Gli sviluppatori potranno acquistare in anteprima a 500 dollari un Mac Mini equipaggiato con il nuovo SoC ARM Apple A12Z Bionic, 16 GB di RAM (dovrebbero essere utilizzati moduli LPDDR4X come nell’iPad Pro anche se ciò non è stato ancora confermato) e SSD da 512 GB.
In realtà il processore Apple A12Z Bionic era già stato presentato a marzo 2020 proprio per l’iPad Pro (2020): dispone di 8 core capaci di funzionare fino a 2,49 GHz di clock, con 128 KB di cache L1 e 8 MB di cache L2.
Gli sviluppatori utilizzeranno xCode per ricompilare il codice delle loro applicazioni e ottenere i file eseguibili “Universal 2” compatibili sia con i processori Intel che con i nuovi SoC Apple ARM.
È evidente che Apple sta rendendo sempre più omogenea la sua offerta con i futuri Mac che in termini di hardware potrebbero somigliare moltissimo agli iPad Pro eccezion fatta, evidentemente, per il fattore di forma. Ci si chiede se i SoC ARM possano davvero essere all’altezza dei compiti che di norma vengono svolti con i sistemi Mac: anche perché c’è il rischio che Apple tenda a limitare ulteriormente un ecosistema già piuttosto chiuso.
Il dubbio di molti analisti è che la scelta della Mela possa incidere negativamente sulle prestazioni. Non solo. Il supporto per le istruzioni AVX-256 e AVX-512, ad esempio, necessario per molteplici applicazioni professionali, scomparirebbe. Inoltre, con la strada appena imboccata, Apple di fatto rinuncia alla iGPU Intel di dodicesima generazione che sta dando buoni risultati.
Nel corso della sua dimostrazione, i tecnici di Apple – senza mai menzionare la parola ARM – hanno messo in evidenza come, su un sistema macOS 10.16 Big Sur basato su SoC personalizzato, programmi come Word, Excel, PowerPoint, Lightroom e Photoshop siano in grado di offrire prestazioni ai massimi livelli. Lo stesso Final Cut Pro è stato usato per lavorare contemporaneamente su tre video 4K senza alcun problema dal punto di vista prestazionale.
Intel, da parte sua, ha valutato come un errore la decisione di Apple dal momento che i processori Tiger Lake offrono ancora la migliore esperienza possibile nel settore. Da quel di Santa Clara, tuttavia, viene lasciata la porta aperta alla Mela: Apple, si spiega, è ancora cliente di Intel e l’azienda continuerà a sostenere il suo business.
Si valuta comunque che nel segmento dei computer, Apple contribuisca al fatturato di Intel per il 2-4%, mancati introiti che per l’azienda di Santa Clara non dovrebbero costituire un problema troppo gravoso.