Apple ha rivelato che l’FBI avrebbe richiesto alla società di sbloccare non soltanto l’iPhone dei terroristi del recente attentato a San Bernardino ma anche altri nove dispositivi.
La Mela “ha risposto picche” in tutti i casi ritenendo le richieste un pericolo per la privacy dei cittadini e la riservatezza dei loro dati e delle loro attività.
Si fa quindi ancora più serrato il confronto-scontro tra Apple e le autorità federali degli Stati Uniti con l’avvocato della società guidata da Tim Cook che adesso chiede a gran voce l’intervento diretto del Congresso.
E mentre il “controverso” John McAfee aggiunge ulteriore benzina sul fuoco dichiarando di essere in grado di sbloccare l’iPhone di San Bernardino nel giro di tre settimane, Apple prosegue con la “linea dura” spostando la battaglia su un nuovo piano.
Il software è semplicemente un insieme di istruzioni che indicano alla macchina le azioni da eseguire oppure è la rappresentazione di un lavoro creativo, espressione stessa degli sviluppatori? E se così fosse, non dovrebbe allora essere protetto dal primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti che prescrive, tra l’altro, anche la libertà di espressione?
Questo è quanto chiedono gli avvocati di Apple che passano al contrattacco e richiedono che anche il codice di programmazione venga protetto per legge.
Apple, insomma, non vuole essere forzata a scrivere una nuova versione di un sistema operativo contro il suo volere, per di più apponendo la sua firma digitale sul codice alla base del suo funzionamento.
Secondo Apple, infatti, gli inquirenti “avrebbero esagerato” appellandosi sempre più spesso alla All Writs Act, una legge che fu promulgata ormai secoli fa dai “padri costituenti” all’atto della nascita degli Stati Uniti d’America.
Per approfondire, suggeriamo la lettura dell’articolo Bill Gates: Apple sbaglia ad opporsi a giudici ed FBI e del precedente Apple potrebbe sbloccare l’iPhone 5C di San Bernardino.