In tema di brevetti, Microsoft si fa di nuovo largo nel mondo Android. L’accordo, questa volta, dopo i tanti che si sono susseguiti nei mesi scorsi, è stato siglato con LG. L’intesa riguarda smartphone, tablet così come qualunque altro dispositivo prodotto dalla società coreana che monti il sistema operativo Google Android oppure il sistema operativo Google Chrome OS. Anche LG, quindi, dopo HTC, Samsung ed otto altre aziende, ha deciso di accettare – dietro il versamento di una somma non resa nota – di mettersi al riparo da qualunque azione legale che Microsoft dovesse promuovere, in futuro, a tutela dei suoi brevetti.
Dopo aver dichiarato, a fine ottobre scorso, di aver stretto accordi sul 50% della totalità dei dispositivi Android commercializzati (ved. quest’articolo) adesso – messa a segno la stretta di mano con LG – Microsoft sostiene di aver raggiunto la soglia del 70%. Ciò significa che tutti i produttori coi quali il colosso di Redmond si è accordata hanno accettato di versaer una “royalty” ossia un “obolo”, di entità variabile, a fronte dell’utilizzo della proprietà intellettuale di Microsoft.
Tanto che molti osservatori hanno evidenziato come Android sia sempre più sinonimo di business per Microsoft: sino ad oggi l’azienda avrebbe rimpinguato le proprie casse più bussando alla porta dei produttori che hanno scelto di porre sul mercato dispositivi basati sul sistema operativo del robottino verde che con il suo Windows Phone (ved. questa pagina).
La manovra di Microsoft è chiara: provocando un aumento dei costi dei dispositivi Android (il versamento delle royalty da parte dei produttori costringerà presumibilmente questi ultimi a ritoccare i prezzi dei loro device), si cerca di spostare l’attenzione verso Windows Phone, concesso agli OEM a fronte di un costo di licenza da versare per ogni singolo prodotto.
Mentre, tra tutti, HTC (ved. questo articolo) e Samsung (ved. questo approfondimento) hanno deciso per il sì a Microsoft, una strenua resistenza arriva ad esempio da Barnes & Noble che, senza peli sulla lingua, ha accusato l’azienda guidata da Steve Ballmer di voler minare la libera concorrenza ed ostacolare l’innovazione nel settore “mobile” (ved., a tal proposito, questo nostro servizio). Google, da parte sua, aveva accusato Microsoft di aver intrapreso una vera e propria “campagna ostile” nei confronti di Android (la polemica mai sopita e le “scintille” risalgono all’estate scorsa).