La vicenda è ormai nota: Oracle ha accusato Google di violazione di brevetto. “Pietra dello scandalo” l’implementazione di Java nel sistema operativo Android. La società di Larry Ellison aveva presentato la sua denuncia nel corso del mese di agosto (ved. questo articolo) e Google, attraverso i suoi portavoce, rispedì poi al mittente tutte le accuse (ved. questa notizia).
Il gigante fondato da Larry Page e Sergey Brin ha poi presentato, seguendo le vie ufficiali, la documentazione prevista per rispondere alle eccezioni sollevate dai legali di Oracle. Attraverso una mozione “ad hoc”, Google ha poi richiesto che il singolo capo d’accusa venga rigettato dalla corte oppure chiarito dal momento che la società ritiene non vi siano le basi legali per procedere. Come “contromossa”, i legali di Google hanno chiesto al tribunale di dichiarare la non validità del brevetto “sventolato” da Oracle.
Il primo vero capitolo della vertenza tra i due colossi dovrebbe essere scritto il prossimo 18 novembre: in quella data dovrebbero essere infatti ascoltate le parti in sede di giudizio.
“Ciò che sorprende è che dopo aver supportato per anni l’opensource, Oracle abbia deciso di attaccare non soltanto Android ma l’intera comunità opensource del progetto Java presentando vaghe rimostranze a proposito di presunte violazioni di brevetto“, ha commentato un portavoce di Google.
Da parte sua, Oracle aveva sostenuto che Google avrebbe violato in modo “consapevole, ripetuto e diretto” la proprietà intellettuale vantata dalla società sul linguaggio Java.