A fine 2016 Google lanciò ufficialmente Android Things, il suo sistema operativo per l’Internet delle Cose. All’epoca si trattava solamente di “un’anteprima”, figlia della precedente esperienza maturata con Brillo, piattaforma che non raccolse grande interesse da parte degli sviluppatori e dei maker.
Android Things giunge oggi alla versione 1.0 e si conferma come un prodotto progettato per sovrintendere il funzionamento dei dispositivi smart come termostati, sensori, lampade intelligenti, videocamere WiFi e così via.
Diversamente rispetto alla versione tradizionale di Android, Things può funzionare con una dotazione hardware davvero ridotta: bastano appena 32 MB di RAM.
Le applicazioni possono essere sviluppate in Java e Kotlin: così, gli sviluppatori possono far leva sulle stesse competenze abitualmente adoperate per realizzare app Android.
Android Things affonda le sue radici sui servizi cloud di Google: dal momento che la potenza computazionale dei dispositivi sui quali il sistema operativo è molto limitata, il sistema operativo poggia su Google Assistant e su Google Machine Learning spostando tutte le attività più complesse sui server remoti della società di Mountain View.
D’ora in avanti Google comincia a fare sul serio: se prima Android Things era considerata come una versione di anteprima, per i prossimi tre anni l’azienda si impegna a rilasciare aggiornamenti e patch.
Android Things, inoltre, potrà essere installato sui dispositivi basati su NXP i.MX8M, Qualcomm SDA212, Qualcomm SDA624 e MediaTek MT8516 oltre che su Raspberry Pi 3 Model B e NXP i.MX7D, single board computer entrambi estremamente popolari nel mondo della prototipazione.
Il fatto che Google proponga un suo sistema operativo per il mondo dell’Internet delle Cose, sempre costantemente aggiornato, porta con sé evidenti benefici: l’aspetto più critico quando si parla dei device IoT è quello legato alla sicurezza (quanto accaduto in passato con la diffusione del malware Mirai insegna).
Android Things 1.0 è disponibile a partire da quest’oggi. Sarà interessante sondare le reazioni della comunità degli sviluppatori e verificare il mordente di un sistema operativo per l’IoT che è adesso pienamente supportato da Google.